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Keita e la Lazio, un amore mai sbocciato definitivamente
L’esterno ispano-senegalese è passato nella giornata di ieri al Monaco, questa cessione è da considerarsi come la più remunerativa dell’era Lotito
Keita Baldé Diao, meglio noto come Keita, è forse uno dei talenti più brillanti di tutto il panorama europeo. Dotato di velocità e dribbling secco, il classe ’95 indossa perlopiù le vesti di assist-man ma non disdegna la conclusione a rete.
LE ORIGINI – Facciamo un salto nel passato tornando nel 2010. Keita, ragazzino di origine senegalese ma di nazionalità spagnola, nato a Sant Celoni, un comune di circa 16.000 persone situato a 50 chilometri da Barcellona, è uno dei gioielli della cantera blaugrana, con quasi 300 gol. Guardiola stravede per lui, nei suoi piedi ha letto un futuro da fenomeno. Purtroppo per lui, non ha fatto i conti col carattere del ragazzo che durante una tournée con le giovanili del Barcellona in Qatar si lascia andare ad uno scherzo che ben poco piace alla dirigenza catalana: dei cubetti di ghiaccio messi nel letto di un compagno gli costano infatti l’allontanamento dal Barça. Per punizione il talentino di Arbucìes viene mandato in prestito al Cornellà, società satellite dei blaugrana. La sua cessione però non avviene con la formula del prestito, ma si tratta di un trasferimento definitivo. Tempo dopo, nel momento in cui Keita doveva firmare il nuovo contratto e tornare alla casa base avvenne il colpo di scena. L’esterno rifiutò il Barcellona.
L’ARRIVO ALLA LAZIO – Il club catalano era disposto a riaccogliere il ragazzo nella Masìa, ma nell’estate del 2011 il giocatore, ora in possesso di passaporto spagnolo e quindi comunitario, volta le spalle al suo vecchio club anche perché su di lui c’erano gli occhi di grandi squadre europee; a spuntarla è il ds della Lazio Igli Tare che riesce ad accaparrarsi le prestazioni del giovane per ben 300mila euro. Si trasferisce dunque a Roma, nonostante nei primi tempi non potesse giocare per via del suo status da extracomunitario. Nel momento in cui a Keita vengono rilasciati gli effettivi permessi per giocare mette in mostra tutte le sue qualità con la primavera di Bollini, tanto da attirare su di sè le attenzioni di Vladimir Petkovic, allenatore della prima squadra biancoceleste.
LE VICENDE RECENTI – Con l’avvento di Stefano Pioli sulla panchina della Lazio, Keita viene reinventato anche come punta centrale. Lo sanno bene i tedeschi del Bayer Leverkusen che nei preliminari di Champions League vengono proprio abbattuti da una rete del talento di Arbucìes, entrato al posto di Klose, finì con la vittoria per 1-0 in favore della Lazio. Ma al ritorno fu tutta un’altra storia, Bayer-Lazio 3-0. Sogni biancocelesti infranti. Keita è stato sempre etichettato come Bad Boy, ovvero una testa calda. «È stato detto di tutto: che era indisciplinato; che non era determinante. Invece si è sempre comportato da vero professionista accettando di giocare un minuto, trenta o dall’inizio con la stessa intensità», rispose Roberto Calenda in sua difesa. Da una parte è vero che è indisciplinato: per le divergenze contrattuali, non è mai stato un dipendente lusinghiero verso i suoi datori di lavoro; ha anche frantumato una Lamborghini Gallardo che non avrebbe potuto guidare, all’alba, con leggero tasso alcolemico superiore alla norma. Forse ha ragione chi dice che è una testa calda: soltanto nell’ultima stagione, ha litigato davanti alle telecamere con Biglia, con Milinkovic-Savic, con Lulic. Dall’altra parte, però, le prestazioni in campo non hanno subito grandi cadute, perché Keita ha imparato presto come pretendere rispetto dai suoi sostenitori oltre che dai suoi compagni. Quest’anno c’è stato il definitivo exploit per l’ispano-senegalese. Ben 16 le reti messe a segno dal classe ’95, il popolo laziale sogna con il proprio pupillo. Ma le cose belle durano poco. Come da tradizione, anche quest’anno il ritiro della Lazio è stato inaugurato dall’aperto conflitto tra la dirigenza e l’entourage di Keita. Quando è stato escluso (ufficialmente per problemi muscolari) dall’amichevole con la Triestina, dopo che già era stato escluso da quella con il Cadore, e poi spedito a Milano con un permesso per parlare con Lotito, keita ha voluto riaffermare quella professionalità che da molti non gli era riconosciuta, attraverso un post su Twitter. Lo strappo tra l’ex canterano blaugrana e la Lazio è troppo grande per essere ricucito. Le voci di mercato sul giocatore non si fanno attendere, prima il Milan, poi Juventus, Inter, Napoli ed infine il Monaco. E’ proprio il club del Principato a soddisfare le esigenti pretese del presidente Lotito. 30 milioni più 5 di bonus, il patron biancoceleste non si è fatto attendere e a dato il suo benestare alla trattativa, considerando che era stato inamovibile sulla pretesa di 30 milioni di euro per il suo gioiellino. Keita-Monaco, matrimonio celebrato, ora dopo l’arrivo di Jovetic a Montecarlo la Ligue 1 abbraccia un altro talento purissimo.
CARATTERISTICHE E STILE DI GIOCO – Solitamente Keita parte largo a sinistra, per poi ricevere palla in isolamento e sfidare il diretto marcatore con molto spazio intorno a sé. Il grande repertorio di finte e cambi di passo gli permette di puntare l’interno del campo con estrema facilità, per liberare il destro, ma è difficile anticiparne le intenzioni: ha sensibilità nel piede sinistro per puntare il fondo e il tempismo giusto di aspettare le sovrapposizioni per creare superiorità con il palleggio. Nelle precedenti gestioni ovvero Petkovic, Reja, e Pioli, tutte legate all’utilizzo del tridente offensivo, gli è capitato di dover giocare anche sulla fascia destra, e ha interpretato il ruolo sostanzialmente alla stessa maniera. Con Simone Inzaghi ha poi completato il percorso evolutivo arrivando a giocare da seconda punta nel 3-5-2, al fianco di Immobile, o addirittura come unico riferimento offensivo, vedere il trionfale derby di ritorno. Keita non ha un passato da ala pura, così come dimostrano la formazione giovanile e il suo atteggiamento in campo. Ma quando riesce a posizionarsi con il corpo davanti alla palla diventa molto difficile da contrastare. Può spostare il pallone dove vuole, con qualunque parte del piede, la suola, l’esterno, l’interno, e dispone di sufficiente forza fisica ed esperienza per assorbire i contrasti e ripartire da un momento all’altro, lasciando il difensore sul posto.