L'ANALISI DEL GIORNO DOPO - Alla Lazio non resta che piangere: contro la Juve l'ennesimo teatro dell'assurdo - Lazio News 24
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L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Alla Lazio non resta che piangere: contro la Juve l’ennesimo teatro dell’assurdo

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Sempre più in crisi la Lazio, ancora una volta sconfitta dalla Juventus all’Olimpico. I numeri parlano di un punto nelle ultime sei giornate e di otto partite perse su quindici. Statistiche da brividi per una squadra che solo quattro mesi fa si giocava un play-off di Champions League. I bianconeri conquistano la vittoria fin troppo facilmente e senza offrire una prestazione strepitosa, al cospetto di un avversario che in questo momento, come dimostra l’autogol di Gentiletti dopo sette minuti, non è sicuramente aiutato dagli episodi.
Fare risultato contro la Juventus non era certamente facile ma, se tutti i piani saltano dopo sette giri di lancette, diventa impossibile. Nonostante il gol preso a freddo la Lazio ha mostrato segnali di una timida reazione, ma adesso sembra essere sempre tutto in salita per la squadra di Pioli. La Juventus è tornata la squadra maschia e compatta delle quattro stagioni precedenti, a cui è difficile far male. I biancocelesti ci hanno provato, ma ad ogni minuto che passava la montagna da scalare sembrava sempre più ripida. I giocatori non sono tranquilli, la palla in mezzo ai piedi scotta e lo si vede nei due gol presi: Mauricio la prima volta non butta una palla in calcio d’angolo rimettendola al centro e nel secondo caso allontana frettolosamente quando invece poteva tranquillamente lasciar correre. Il morale è sotto i tacchi e giocare in uno stadio semideserto con la maggior parte dei presenti di fede bianconera di certo non aiuta. Il disinteresse mostrato dai tifosi laziali da inizio stagione è preoccupante. Se si pensa ai 50.000 di Lazio-Empoli e ai 40.000 contro il Leverkusen, non è accettabile giocare una partita con la Juventus davanti a soli 27.000 paganti. In questi casi la soluzione più semplice sarebbe esonerare il tecnico, ma è lecito pensare che con le potenzialità economiche della società attuale, non possa arrivare un allenatore in grado di far voltar pagina e di risollevare la squadra. In tante partite i giocatori sono stati accusati di essere indegni di indossare quella maglia, ma ieri l’impegno dal 1’ al 93’, dei 14 scesi in campo, non è venuto meno. Le lacrime di Biglia nel finale ne sono la dimostrazione: un giocatore più volte criticato per una sua presunta permanenza controvoglia, scoppia in un pianto liberatorio e dimostra qualora ce ne fosse bisogno, che un calciatore scende sempre in campo per dare il massimo. A fine partita Pioli dirà che il suo capitano è molto attaccato alla maglia e soffre per quello che sta accadendo, mentre Marchetti assicura l’inversione di rotta dalla prossima partita (frase da settembre ad oggi ripetuta troppe volte). Bisogna cambiare qualcosa e bisogna farlo subito. Di tempo ne è stato già perso abbastanza e in un campionato mediocre come quello attuale è delittuoso non rientrare nemmeno nella lotta Europa League. C’è bisogno di tutti per uscire dalla crisi: giocatori, società, tecnico e tifosi, ognuno faccia il proprio lavoro e tutti insieme riportino la Lazio ai livelli che le competono.

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