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L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Mentalità, cuore e fratellanza: i segreti di una “baby” Lazio che studia per diventare “banda”

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Il gol di Alessandro Murgia e un rigore inesistente concesso all’ultimo secondo. Le due facce di una domenica che per entrambi gli episodi difficilmente verrà dimenticata. Da Torino si torna con un punto. Un punto per cui prima della partita tutti avrebbero firmato, mentre adesso assume il sapore della sconfitta.
De Vrij, Bastos, Radu, Biglia, Lukaku, Milinkovic, Kishna. Questo non è l’elenco dei calciatori più forti in rosa, ma degli infortunati. Senza di loro la Lazio se l’è giocata ad armi pari con la squadra di Mihajlovic, attualmente la più in forma del campionato.
Due punti in due partite. Due punti che potevano essere sei ma non lo sono. Sicuramente più per colpa del fato che del gioco.

L’EPISODIO – Una settimana a discutere sul rigore di Wallace e questi sono i risultati: Lazio defraudata di due punti che oggi sarebbero pesati non poco. Decisione tanto difficile quanto discutibile, presa inspiegabilmente dal giudice di porta, privo di una visuale chiara e limpida come poteva essere quella dell’arbitro.
Al netto degli episodi accaduti in questi sette giorni, ai biancocelesti manca comunque un punto, dato che in caso di sconfitta con il Bologna e di vittoria con il Torino, i punti conquistati sarebbero stati tre, contro i due attuali.
In virtù di questo bisogna anche precisare che nel rigore di Wallace, il contatto può esserci o non esserci ma la dinamica porta a pensare ad un penalty, essendo un’entrata scomposta e in ritardo. Nel caso di Parolo invece si entra nella sfera della discrezionalità: la valutazione di questo caso può variare da persona a persona, quindi da arbitro ad arbitro. Bisogna valutare se il calciatore in questione, abbia manifestato la volontà o meno, di prendere il pallone con il braccio.
Poi un giorno forse, qualcuno ci spiegherà perché un calciatore esperto, di 30 anni, titolare della Nazionale italiana, abbia dovuto fare un fallo di mano al 92’ minuto, sul punteggio di 2-1 per la sua squadra.

INDIMENTICABILE – Domenica da incorniciare per chi da 20 anni sogna una giornata del genere. Nome: Alessandro. Cognome: Murgia. Segni particolari: predestinato.
Gli occorrono solo cinque minuti per entrare nella storia e trasformare una vita di sogni in una favola reale.
Inzaghi lo lancia nella mischia in un momento delicato della partita e “Sandro”, risponde presente. Gol a parte l’impatto è stato devastante: tiro da fuori provato senza paura di fare figuracce, occasioni a raffica create e corsa su qualsiasi pallone.
Questa è la mentalità inculcatagli in testa da quel mister che lo protegge sotto la sua ala da sei anni e che spera di poterlo fare per tante altre stagioni ancora.
Le sue qualità non si scoprono oggi, basti vedere i 22 gol realizzati in Primavera a fronte delle 95 presenze per capire chi è Alessandro Murgia.
I meriti del coronamento di tutto ciò, sono da dividere tra il ragazzo, il mister e la società, che al contrario di quanto avviene puntualmente in Italia, ha voluto fortemente puntare su un diamante prezioso costruito in casa propria.
Un sogno nel cuore, un’aquila sul petto, una gioia che tutti da bambini sognano di provare. Per quello che è stato e per quello che sarà…Ieri oggi e domani, per sempre con la stessa maglia addosso!

GENERAZIONE DI FENOMENII – Giovani aquile crescono. Cataldi, Keita, Lombardi, Murgia, Strakosha, Prce e quanti altri ce ne sono in fila… Sei ragazzi, a cui va aggiunto anche Onazi, che riassumono in breve l’ottimo lavoro fatto in questi anni sul settore giovanile.
I giovani forti ci sono, bisogna soltanto trovare un allenatore che sappia tirare fuori il meglio da loro e nessuno poteva essere più indicato di Inzaghi. Non è una politica, ma è meritocrazia: Lombardi non è stato buttato nella mischia perché era l’unico esterno disponibile, bensì perché il mister credeva fermamente nelle sue qualità, infatti si sarebbe potuto cambiare modulo come fatto successivamente, invece Simone ha preferito lanciare una sua creatura. Strakosha è stato preferito a Vargic, terzo portiere della nazionale croata. Murgia ha scavalcato Leitner, che nonostante la giovane età. tre anni fa è arrivato in finale di Champions League con il Borussia Dortmund. Prce ieri è entrato in un momento delicato, in cui altri sarebbero potuto essere più adatti di lui.
Simone sta investendo sul patrimonio della Lazio e sta creando una vera e propria ricchezza societaria, sia dal punto di vista tecnico che finanziario, dato che grazie a lui, stanno acquisendo valori tanti ragazzi validi, ma per cui in pochi avrebbero corso il rischio di bruciarsi.
Un mister che si comporta da padre, catechizzando i suoi calciatori ed istruendoli come fossero suoi figli. Insieme Inzaghi e i suoi “figliocci”, potrebbero fare qualcosa di importanti, sia nell’immediato che in futuro.
Nella storia della Lazio ce n’era un altro di allenatore che trattava i suoi calciatori come figli e tutti sanno l’impronta che ha lasciato. Infondo cosa ci sarà di sbagliato nel sognare che dopo la “banda Maestrelli” possa esserci un domani anche la “banda Inzaghi”…

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