Archivio
L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Nella notte degli esperimenti la risolvono i “vecchietti”
Nella giornata in cui veniva data per sicura perdente, la Lazio continua a vestire i panni di squadra imprevedibile e pronta a sorprendere. Tanti cambi, tanto turn-over e si torna a vincere in campionato. Pioli si affida a chi ha giocato poco, ai calciatori che in Europa League hanno portato avanti la carretta fino ai sedicesimi e, come in quel caso, i risultati arrivano.
Note positive e note negative, ma il pensiero dei giocatori in campo e dei tifosi sugli spalti è già rivolto alla sfida di giovedì, quando nello stesso stadio arriverà lo Sparta Praga, per contendere ai biancocelesti l’approdo ai quarti di finale di Europa League.
TURN-OVER RAGIONATO – Dopo quasi due anni, Pioli si affida ad un massiccio turn-over. Soltanto due volte era successo in precedenza: con il Varese in Coppa Italia e a Rosenborg, tre giorni prima del derby.
In quei due casi la formazione subì uno stravolgimento simile a quello di ieri sera, a causa degli impegni importanti pochi giorni dopo. Il tecnico risparmia tutti o quasi, in vista del match di giovedì; l’unico giocatore di movimento a scendere in campo dall’inizio è Hoedt, diventato sempre più punto fermo della retroguardia.
Tirano giustamente il fiato anche Biglia e Parolo, spremuti al massimo in questo periodo. I due però vengono chiamati in causa a pochi minuti dalla fine per mettere ordine ad un centrocampo in sofferenza.
LA CLASSE NON INVECCHIA – Passano gli anni, passano le stagioni, ma a togliere le castagne dal fuoco sono sempre loro, i due “vecchietti”, Stefano Mauri e Miroslav Klose. Fanno parte anche loro delle rotazioni e dopo 0 minuti in Coppa, si riscoprono importanti in campionato, indirizzando la partita con le loro giocate che sembrano non passare mai di moda.
Il panzer tedesco rincorre i suoi avversari per 96 minuti, con la carica di chi vuole mangiarsi il pallone e dimostrare a tutti di che pasta è fatto. C’è però un piccolo particolare, questo calciatore ha vinto tutto nella sua carriera e non deve dimostrare niente a nessuno.
Quì si nota la differenza tra un campione e gli altri presunti tali, che si sentono arrivati al primo anno tra i professionisti.
Un esempio di professionalità ed umiltà, ben distante da chi sceglie la via del calcio per trovare notorietà o da chi a 40 anni pretende ancora di giocare con continuità. “Se posso aiutare la Lazio per ma va bene anche giocare due minuti a partita” – queste le sue parole dopo Lazio-Galatasaray. Risposta indiretta a chi dall’altra parte del Tevere continua a creare polemiche su polemiche, dando un pessimo esempio ai più giovani.
Tra pochi mesi l’avventurà di Miro a Roma finirà, ma per lui ci sarà sempre un posto privilegiato nella storia biancoceleste. D’altronde 14 gol ai Mondiali non è cosa da tutti…
TERZINI DI FINE STAGIONE – L’attesa ieri sera era solo per vedere loro due all’opera: Patricio Gabarron Gil ed Edson Braafheid. Dopo essere stati utilizzati con il contagocce ed esclusi dalla lista UEFA, finalmente arriva il loro momento. Scoprire che sono in grado di affrontare una partita di calcio fa già notizia, poi se riescono anche a non far prendere gol alla squadra e a concedersi qualche licenza offensiva, è tutto di guadagnato. Lo spagnolo, per sua stessa ammissione, ha patito l’arrivo in un calcio troppo tattico rispetto a quello di casa sua, dove il terzino è un quarto difensore e non un quinto centrocampista. Questo ha fatto si che il suo impiego, arrivasse soltanto in situazioni di emergenza, proprio come ieri. L’olandese invece continua ad essere sempre più un mistero: dopo la buona stagione dell’anno scorso, in cui si era ritagliato per lunghi tratti il ruolo di titolare, in estate gli è stato rinnovato il contratto, ma se la prima partita da titolare arriva il 13 marzo, allora qualcosa non quadra. Ai due manca palesemente la condizione e per tutta la gara cercano di gestire le poche energie a loro disposizione. Molto più preciso Patric che concede poco ad un avversario scomodo come il “Papù” Gomez, mentre Braafheid, ogni tanto concede qualche chance a D’Alessandro, anche lui non un rivale facile da contenere, se non giochi una partita ufficiale da circa un anno. Prova superata per il momento, ma il campionato termina tra 8 giornate e presumibilmente, li rivedremo ancora in campo.
MORRISON PERCHÉ NO? – Se l’esordio di Patric e Braafheid fa notizia, non si può dire lo stesso dell’ennesima esclusione di Ravel Morrison. Andiamo con ordine: il direttore sportivo nel pre-partita annuncia un suo ingresso in campo a gara in corso, non la pensa allo stesso modo Pioli che lo lascia in panchina per tutto il match. Il ds e il tecnico non si trovano d’accordo su diversi aspetti e la situazione di Ravel ne è l’emblema. Il trequartista è stimato e coccolato da Tare, mentre l’allenatore non sembra proprio vederlo, nonostante nel ritiro di Auronzo sembrava esserci feeling tra i due. Qualcosa è cambiato, qualcosa che nessuno sa, ma che tutti possono facilmente intuire. Inevitabilmente a giugno o l’uno o l’altro dovranno fare le valigie e la permanenza a gennaio di Morrison, fanno pensare ad un addio anticipato di Pioli. L’errore più clamoroso è stato inserirlo in lista UEFA, soltanto per mostrargli la considerazione che in realtà non ha, escludendo di fatto Patric, pur avendo Basta e Konko continuamente falcidiati dagli infortuni (vedi adesso). In questo finale di campionato potrebbe comunque trovare spazio, ma se dovesse fare il fenomeno, come la mettiamo mister?
TESTA ALLO SPARTA– In serie A, ormai da tempo è stata inserita la modalita “Risparmio energetico”, pronta ad essere tolta il giovedì. Il tecnico è riuscito finalmente a tenere a riposo tutti i big, pensando alla partita più importante e non a quella più vicina. Nonostante questo la Lazio adesso si ritrova a -7 dal Milan e domenica sera a San Siro, ci potrebbe essere l’ennesima occasione per avvicinare i posti europei. Qualora i biancocelesti dovessero centrare la vittoria potrebbero riavvicinarsi ad un obiettivo accantonato già da tempo, mentre in caso di sconfitta si ritornerebbe a -10 e le possibilità di una rimonta a quel punto, si spegnerebbero definitivamente. Parlare adesso di quel che sarà domenica è prematuro, c’è un’altra partita di mezzo, la più importante, quella che può valere una stagione. Battere lo Sparta Praga per essere tra le prime 8 della competizione e continuare ad inseguire un sogno, lontano ma non impossibile da raggiungere.