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L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Lazio distratta e poco graffiante: et voilà il brodino è servito
Nel pomeriggio di Verona, vincono noia e caldo, perdono tattica e bel gioco, pareggiano Chievo e Lazio. Poco spettacolo e tanta confusione al Bentegodi, dove la partita scorre via liscia come l’olio: pericoli solo su situazioni da palle inattive e portieri praticamente quasi mai chiamati in causa.
Dopo due settimane di sosta era tanta la curiosità di tornare al calcio giocato, ma sicuramente non sarà quella di ieri una partita di cui ci si ricorderà a lungo.
Poca Lazio, discreto Chievo. La trasferta era insidiosa, il rischio di lasciarci le penne ad un certo punto della partita era molto elevato, quindi, bisogna sapersi accontentare del punto e intervenire sugli errori commessi.
FATTORE NAZIONALI – Un pareggio fa sempre storcere il naso, anche in una giornata poco brillante come quella appena trascorsa, ma sono tanti gli aspetti da tenere in considerazione: la Lazio è una squadra che fornisce tanti giocatori alle rispettive nazionali e molti dei quali sono stati impiegati in entrambe le partite. Senza considerare i viaggi oltre Oceano come quello di Biglia che mercoledì notte è sceso in campo in Venezuela con la sua Argentina e praticamente ha svolto solo un allenamento con la squadra. Quando poi difronte c’è un avversario rognoso come il Chievo, imbattuto in casa da gennaio (sconfitta con la Juve), tutto diventa tremendamente difficile.
Il centrocampo è stato il reparto che più di tutti è andato in affanno e non a caso i tre interpreti erano reduci da 180 minuti con le loro rappresentative. Quando la spina dorsale della squadra non gira è difficile portare a casa il risultato, soprattutto su un campo difficile come il Bentegodi. Biglia, Lulic e Parolo non riuscivano mai ad accorciare con i tempi giusti, creando spesso una voragine tra difesa e attacco.
La difesa quindi andava spesso in difficoltà e di conseguenza tenere la squadra corta era un’impresa. I duelli aerei e le seconde palle erano tutte clivensi, a testimonianza della poca benzina nelle gambe biancocelesti.
Stress post-nazionale e caldo tropicale: due alibi che dopo questa domenica, non dovranno più esserci.
PALLE INATTIVE E POCA LUCIDITÁ – Dal match di Verona si evince ancora una chiara difficoltà da parte della Lazio nel leggere determinate situazioni su palla inattiva.
Due volte Cacciatore, un’altra volta Gamberini e infine Cesare hanno complessivamente quattro palloni da spingere in rete su cui Marchetti ha dovuto fare gli straordinari.
Sui calci di punizione il leitmotiv è sempre lo stesso: difesa ferma sulla linea dell’area fino a quando non parte la palla. Così facendo si lascia lo spazio al portiere di uscire in presa alta, ma di conseguenza si rischia di essere tagliati fuori in pochi metri.
La difesa biancoceleste non riusciva mai a leggere bene queste situazioni e il Chievo per fortuna non è riuscito ad approfittarne, se non in occasione del gol. Nella rete arrivata da calcio d’angolo, non c’è nessun errore di linea ma di valutazione: Parolo era uno dei tre libero da compiti di marcatura e anziché andare incontro alla palla decide di aspettarla, non permettendo tra l’altro a Bastos di contrastare Gamberini nello stacco aereo. I due laziali infatti si ostacolano a vicenda e a beneficiarne è il difensore clivense.
Oltre a questo aspetto che va sicuramente migliorato, la squadra ha dimostrato poca lucidità per tutto il corso della gara, caricando sempre a testa bassa, affidandosi a giocate frutto del caso e non di un’idea precisa di gioco. I ragazzi di Inzaghi, potevano trovare la via della rete solo qualche lampo estemporaneo di Keita e Felipe, oppure con un’azione rocambolesca, come infatti è avvenuto in occasione del gol di de Vrij.
NIENTE DISFATTISMO – Il campionato è appena iniziato e per la Lazio le prime tre partite sono state tutt’altro che una passeggiata. Due trasferte su campi dove in pochi riusciranno ad ottenere vittorie e una in casa contro la corazzata Juventus.
Quattro punti non sono tanti, ma neanche pochi se si considera i valori degli avversari: la milionaria Inter di De Boer è uscita dal Bentegodi con le ossa rotte, mentre la Fiorentina ha dovuto sudare per portare a casa un 1-0. Inoltre segnare 4 gol in trasferta come successo a Bergamo non è mai facile, soprattutto in campionato tattico e difensivo come quello italiano.
La partita con i bianconeri invece è un caso isolato, in cui alla squadra non si poteva chiedere di più di quanto fatto, anche se resta un po’ l’amaro in bocca poiché il pareggio sembrava essere il risultato più giusto. Un anno fa dopo tre turni, i punti erano 6 ma i gol subiti erano 5 e quelli fatti 4 (4 su 5 subiti proprio contro il Chievo).
Questa squadra messa su da Inzaghi è molto più razionale rispetto a quella di Pioli. Il tecnico emiliano anche nelle giornate peggiori, cercava sempre di vincere, riuscendo però poche volte a portare a casa il risultato. Nel post-match, Simone ha fatto intuire invece l’esatto contrario: «Quando non arriva la vittoria, bisogna sapersi accontentare del pareggio.»
Questa potrebbe essere la forza della nuova Lazio: aver trovato finalmente il giusto mix tra il calcio ultra-offensivo di Pioli e quello difensivo di Reja.
Tracciare un bilancio ora è impossibile, ma non bisogna creare falsi allarmismi e inutili malumori. Inzaghi e la squadra hanno passato un’estate terribile e in questo momento di tutto hanno bisogno, meno che di sentirsi già sotto l’occhio del ciclone. Diamo tempo a questa squadra e a questo allenatore.
Chi tifa la prima squadra della Capitale dovrebbe saperlo: «Roma non è mica stata costruita in un giorno.»