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L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Una Lazio ingenua e inesperta si consegna a una Juve troppo forte. Ora l’Europa è un miraggio

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Per 40 minuti la Lazio sperato di uscire indenni dallo Juventus Stadium, ma poi si è fatta valere la legge del più forte. Non senza faticare la squadra bianconera trova il vantaggio e mette in discesa un match fino a quel momento complicato. Come si poteva intuire dalle parole di Inzaghi, i biancocelesti sono andati a Torino per vincere e per imporre il proprio gioco; così è stato eppure hanno vinto loro, con tre gol di scarto. Una buona Lazio non basta per fermare una Juventus versione schiacciasassi, che nelle ultime 24 partite ne ha vinte 23 e pareggiata 1. Stiamo parlando della squadra che da cinque anni domina incontrastata in Serie A e certamente non potevano essere i biancocelesti gli antagonisti di questa scalata verso il quinto tricolore.

INFORTUNI – Tante cose non sono andate quest’anno, una su tutte il reparto medico. Quello di Parolo di ieri è il 38esimo infortunio stagionale, incredibilmente troppi. Anche quello degli infortuni è una conseguenza della preparazione sbagliata in estate; preparazione che ancora oggi la Lazio sta pagando. In nove mesi non c’è stato mai un momento di brillantezza, in cui la squadra è sembrata averne di più dell’avversario e questo forse è il più grande errore che si può attribuire alla gestione Pioli. La preparazione estiva è una di quelle cose a cui non si può porre rimedio, puoi provare a fare un richiamo a dicembre, ma se nelle gambe non c’è benzina sei destinato ad arrivare fino alla fine senza mai avere una condizione fisica accettabile. L’evidente conseguenza di una serie di infortuni a catena, è un’inadeguata condizione fisica. Basti pensare alla partita di Praga, dove la Lazio termina con Bisevac, Radu, Milinkovic, Basta e Konko infortunati. La speranza è che le cose con una sola competizione possano migliorare l’anno prossimo, ma il tifoso laziale è stanco di sperare che senza coppe europee la stagione possa essere migliore…

BANCO DI PROVA – Come si era detto nei giorni a dietro, la Juventus doveva essere l’esame di maturità per capire a che livello era questa squadra e soprattutto da chi si può ripartire per il futuro. I primi 45’ sono stati complessivamente buoni, si è cercato di imporre gioco senza mai sbilanciarsi, anzi riuscendo a ripartire anche con qualche contropiede pericoloso. L’avversario al cospetto era uno dei più forti di Europa, eliminato dalla Champions più dalla sfortuna che dal Bayern Monaco. Chi si aspettava che Inzaghi avesse la bacchetta magica ed andasse a Torino a fare tre gol, è rimasto leggermente deluso. In due settimane non si possono fare miracoli, soprattutto se la tua squadra ha già staccato la spina da parecchio tempo. Non è facile vedere una squadra che si esibisce nel giro palla allo Juventus Stadium facendo girare i padroni di casa a vuoto, eppure la Lazio ieri lo ha fatto benissimo, ma inevitabilmente poi le differenze tecniche vengono fuori. Tutto sommato Simone ha dimostrato di avere una sua idea di gioco e di voler cambiare la mentalità di una squadra troppo spesso abituata a perdere. Per fare questo sette partite sono poche, ma chissà magari con un campionato intero le cose potrebbero cambiare…

RIMANDATI – Come era al banco di prova il tecnico lo erano anche i giocatori. La prossima stagione in parecchi saluteranno, ma molti altri per forza di cose, dovranno restare. Hoedt e Gentiletti sono sempre più in crescita e qualora il tecnico dovesse restare Inzaghi, è facile immaginare una loro riconferma. Sono bravi a far partire l’azione da dietro e forti nell’anticipo, perfetti per il suo gioco. Patric invece, sembrava essersi ripreso ed aver superato le timidezze iniziali, ma dopo l’ingenuità di ieri sera bisogna resettare le due partite precedenti. Convince sempre più anche Onazi, insostituibile per questa nuova gestione, mentre l’unico per cui le cose non sembrano cambiare mai è Felipe Anderson. Venti partite da fenomeno in tre anni iniziano ad essere davvero poche; se in estate bisognerà vendere per poter acquistare, il primo nome sulla lista deve essere lui. La Lazio deve ripartire da delle certezze e in questo momento tranne Biglia e Candreva, (molto vicini all’addio) ce ne sono poche.

BYE BYE EUROPA – Era già difficile prima, ma adesso si fa quasi impossibile. Qualora il Milan questa sera dovesse battere il Carpi, la Lazio scivolerebbe a -7, (-8 se si considera lo svantaggio nello scontro diretto). La classifica in questo mento vede i biancocelesti in nona posizione addirittura dietro a Chievo e Sassuolo. Al termine di questa agonia mancano soltanto quattro giornate e poi anche l’illusione di un posto europeo svanirà, come sono svaniti la Supercoppa, il Play off Champions e l’Europa League. In queste quattro partite la speranza è che venga lanciato qualche giovane della Primavera o i vari Morrison e Guerrieri che non hanno trovato praticamente mai spazio. Soltanto scoprire qualche giovane da cui poter ripartire per il futuro, darebbe un senso ad una stagione che un senso non ce l’ha…

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