2015
L’appello di Marta Ledesma: “Aiutiamo Giorgia! E quel 26 maggio…”
Sono una delle coppie più belle, se non la PIU’ bella, del panorama calcistico italiano. Mai un gossip, mai una parola fuori posto. Parliamo di Marta e Cristian Ledesma, centrocampista biancoceleste che da 9 anni è un po di riferimento dei tifosi laziali, nonchè vice-capitano della squadra. La nostra Redazione ha contatto in Esclusiva la moglie Marta, dividendo l’intervista tra la loro attività sociale più importante, di Aiutare la piccola Giorgia, e la parte più superficiale che è quella calcistica.
Facciamo prima una piccola premessa su Giorgia. La storia della piccola Giorgia Pagano di Lecce, affetta da una rarissima malattia denominata “sindrome di Berdon”, la quale consiste in un’anomalia cellulare che blocca la motilità intestinale e che ha costretto la bambina, sin dai primi mesi di vita, ad una lotta continua tra la vita e la morte.
Giorgia è stata in diversi ospedali in Italia e all’estero, con il risultato di essere sottoposta a vari interventi chirurgici e a costanti e invasive medicazioni.
SE VOLETE ANCHE VOI AIUTARE LA PICCOLA GIORGIA FATE UN SALTO NELLA PAGINA UFFICIALE DI FACEBOOK, dove costantemente viene aggiornata la situazione sanitaria e potete trovare le modalità per fare una donazione.
Giorgia è una bimba di 6 anni, affetta dalla sindrome di Berdon. Come avete raccolto questa sfida, e di che cosa avete bisogno per aiutarla?
“Conosciamo e aiutiamo Giorgia da circa 3 anni, la sua salute già precaria a causa di questa malattia rara si sta aggravando… pertanto abbiamo voluto chiedere pubblicamente aiuto a tutto il mondo del calcio per riuscire a raccogliere la grande somma che serve per farla partire in USA, a Pittsburgh dove verrà sottoposta a un delicatissimo trapianto dell’intero apparato digerente”.
Stiamo vedendo sui vari social che diverse maglie di calciatori della Serie A, sono state messe all’asta per la raccolta fondi. Quale è l’obiettivo?
“L’obiettivo è raggiungere gli 800.000€ necessari a far vivere la bambina con la sua mamma e il suo fratellino in America per la durata del periodo pre e post operatorio che è di circa 4 anni. Ma, vorrei sottolinearlo, prima ancora di far partire l’asta e quindi di richiedere le maglie, abbiamo naturalmente chiesto un contributo economico. E il mondo del calcio sta rispondendo, stiamo avendo ottimi risultati. Ci tenevo a dirlo perché molti pensano che l’impegno dei calciatori si stia esaurendo nel donare solo la maglia”.
Sappiamo che state dando il massimo e la vostra causa è totalmente da appoggiare, ma solo chi è un genitore, ha la sensibilità giusta per capire la gravità di questa malattia e i rischi che la bimba corre. Come possono tutte le persone aiutarvi?
“Noi oltre che ai calciatori ci siamo rivolti pubblicamente a tutti perché basta anche un piccolissimo aiuto o semplicemente l’attenzione: la forza di questa iniziativa è il passaparola. Basta condividere, far girare, sponsorizzare il nostro appello per raggiungere più persone possibile: italiani che vivono in America, aziende disposte a dare una mano, Vip, politici, cantanti e perché no anche medici e ricercatori”
Ed ora veniamo alla parte calcistica…
Ormai dopo più di 9 anni, nella Lazio Cristian è diventato uno di casa. Quale è il giocatore con cui ha legato in questi anni?
“Beh più di uno…sicuramente il Tata Gonzalez che ci ha appena salutati, poi è molto affezionato a Tommaso Rocchi, sente spesso anche Kolarov e Pandev, nonché Hernanes”.
Negli anni passati tra Lecce e Lazio, ci può dire con quale allenatore si è trovato meglio e con quale ha legato meno?
“Non è un mistero, sicuramente Delio Rossi (sia a Lecce che a Roma) poi Angelo Gregucci (Lecce), e naturalmente Edy Reja. Non ha legato molto forse con Zeman a Lecce nonostante gli sia comunque molto grato per averlo nominato a soli 18 anni capitano della squadra; fu il capitano più giovane della serie A per qualche anno”
Quanto le dispiacerebbe, a breve o più avanti, vederlo con un’altra casacca che non sia biancoceleste?
“Per me, per noi tutti qui a casa mia, sarebbe una vera e propria malattia….mi spaventa solo pensarlo, ma so che prima o poi accadrà. L’importante è ricordare che sotto qualsiasi altra maglia il cuore sarà biancoceleste per sempre”.
Ci svela qualche retroscena della partita del 26 maggio 2013, la vittoria della Coppa Italia?
“Volentieri ed è anche molto particolare! La sera della festa è rimasto abbracciato talmente tante ore alla Coppa che….quando è tornato e gli ho aperto la porta ce l’aveva ancora in braccio! Quindi ve lo svelo: la prima notte la Coppa Italia ha dormito sul suo comodino. Ma ovviamente è stata puntualmente riconsegnata la mattina dopo di buon’ora”.
Fonte: laziopress.it