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L’ex Fiore: “La chiave dei problemi della Lazio non è Pioli. Candreva? Valore assoluto, sarà un problema se dovesse andar via”
L’ex biancoceleste Stefano Fiore è stato raggiunto dai microfoni de “I Laziali Sono Qua”, trasmissione radiofonica in onda dalle 10 alle 13 dal lunedì al sabato sugli 88.100 FM di Elleradio, per dire la sua sulla deludente della compagine di Pioli.
Sui motivi della deludente stagione della Lazio
“Credo che tutto sia cominciato nella maniera sbagliata e poi sia proseguito su quella falsariga negativa. Quest’anno la Lazio aveva una grandissima possibilità davanti a sé e il fatto che la società non l’abbia percepita quest’estate è stato un gravissimo errore. La Champions League poteva portare enormi benefici sia sul piano economico che sul piano di valorizzazione della rosa, invece non si è investito, pensando che la squadra fosse abbastanza competitiva. Gli infortuni hanno dato il colpo di grazia, in particolare quello di De Vrij”.
Su Stefano Pioli e sull’ipotesi Mihajlovic come suo eventuale sostituto
“Secondo me l’allenatore non è la chiave dei problemi della Lazio. E’ un film che si è già visto con Petkovic, Pioli ne sta ripercorrendo le orme. Allenatori e giocatori vanno e vengono, l’anima di tutto è la società che deve avere le idee chiare e deve parlare chiaro, sostenendo un progetto tecnico che oggi si fa fatica a comprendere. Era sicuramente più facile migliorare una squadra che aveva già fatto bene invece di ripartire da zero”.
Su Antonio Candreva e sulla mancanza di programmazione
“Tecnicamente è un giocatore importante, che quest’anno non ha vissuto di certo la sua migliore stagione. Rimane un elemento di assoluto valore e perderlo da un punto di vista tecnico non sarebbe una cosa semplice da assorbire. Nel caso si prendesse questa decisione andrebbe individuato un giocatore adatto per sostituirlo. L’importante come ripeto è avere una programmazione. Io non credo che i giocatori perdano stimoli quando sfumano gli obiettivi, ma se percepiscono la sensazione che non si voglia crescere a livello societario”.
Sull’attacco
“Molto dipenderà da come si vorrà giocare. La cosa che è balzata agli occhi quest’anno è che l’attacco ha realizzato davvero poco rispetto alle occasioni create. Matri, Djordjevic e Klose sono giocatori molto simili, da area di rigore. Si è puntato su questi profili probabilmente per le caratteristiche degli esterni a disposizione. Punterei sulle seconde punte, attaccanti mobili bravi anche fuori dall’area di rigore e che sappiano crearsi le occasioni giuste”.
Sul Derby
“La Lazio deve essere consapevole della forza degli avversari, ma deve tener presente che si tratta dell’ultima partita che può riscattare in parte una stagione. La voglia e la determinazione devono essere ai massimi livelli”.
Sulla frattura tra l’ambiente e il presidente Lotito e su Ugo Longo
“Sembra scontato dire che una società e un presidente benvoluti dai tifosi aiutino l’ambiente e anche il clima per i giocatori. Allenatori e calciatori sono di passaggio, la società è un punto fermo e dovrebbe far parte del patrimonio collettivo che rappresenta un’intera società. L’aspetto gestionale e dei bilanci non va assolutamente trascurato, ma il cuore e la passione non possono mancare. Laddove ci sono degli attriti bisognerebbe compiere dei passi per sciogliere le tensioni. Ai tempi in cui ero alla Lazio la figura del presidente Longo, anche se lui non amava essere chiamato così, era fondamentale. La sua capacità affettiva ci regalava grande entusiasmo e ci aiutava moltissimo dal punto di vista umano”.