2013
Lazio ancora a porte chiuse in Europa, Valeri: “Il club è nel mirino”
Il direttore dell’Osservatorio sul razzismo e l’antirazzismo nel calcio Mauro Valeri è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport. Al centro dell’intervista, la decisione di far giocare la Lazio ancora porte chiuse in Europa:
Lazio di nuovo a porte chiuse in Europa.. “Perché nel circuito Uefa le regole sono molto più rigide, non si sgarra. Non conta più solo l’arbitro o il delegato: l’Uefa ha delle persone in ogni settore dello stadio. E a differenza del passato ora non conta più se una parte del pubblico si dissocia”.
Per la Lazio è «scandalo». D’accordo? “Il club è nel mirino, non a caso è nella black list dell’Uefa. Ma non parliamo di complotto”.
Cosa dovrebbe fare Lotito? “Sbaglia strategia. La maglia «No racism» è un palliativo. Dovrebbe fare 3 cose: concordare una linea comune con l’Uefa, piuttosto che difendersi dalle accuse. Secondo: investire in una campagna antirazzismo nelle scuole calcio. Terzo: individuare i colpevoli e non farli più entrare allo stadio. Ma in Italia ci sono troppe commistioni tra squadre e tifosi, come dicono Capello e Giampaolo”.
Cosa non va in Italia? “C’è paura sul tema. Negli spot avete mai visto un italiano? La Lega, con i soldi delle multe (un anno fa 500 mila euro), spieghi ai giovani cos’è il razzismo, invece di pagare le spese di segreteria. Il Liverpool ha regalato ai fan un libretto su cosa dire e non dire allo stadio. Da noi i tifosi dell’Inter decidono di non fare «buu» a Balotelli per non risultare razzisti, poi vanno allo stadio con le banane…”.
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