2015
Lazio – Ecco Joop Lensen, il ‘Mago’ prepara la rivoluzione olandese: “Porterò mentalità offensiva e vincente”
Faccia simpatica sempre sorridente, occhiale scuro, camicia bianca e giacca celeste sgargiante intonata a una cravatta dello stesso colore ma intervallata da linee blu. Questa è la prima (e al momento unica) immagine di Joop Lensen da collaboratore della Lazio, da condottiero che dovrà guidare la Biancoceleste a una vera “rivoluzione”.
ECCO JOOP LENSEN, IL “MAGO” OLANDESE DELLA LAZIO – Era il maggio scorso, Lotito inaugurava l’Academy Bob Lovati (i cui lavori, a distanza di quasi un anno, non sono ancora iniziati), un progetto ambizioso per crescere all’interno del centro di sportivo di Formello i campioni del domani: sei campi supplementari da aggiungere ai tre già esistenti, la creazione di una foresteria per i giovani calciatori fuorisede, una biblioteca e un’aula dove si possa abbinare lo studio allo sport. A capo di tutto questo, Lotito e il ds Tare hanno messo proprio quel tipo che con il suo vestito celeste non era certo passato inosservato. Una figura sconosciuta in Italia, tant’è che (in Olanda ci ridono su) la maggior parte dei giornalisti in un primo momento gli storpiò il nome: chi lo chiamò Lansen (mea culpa), chi Jansen, chi Janssen e così via. Eppure in Olanda quel tizio è molto conosciuto e viene addirittura soprannominato “il Mago”. Nel suo curriculum figurano gli anni da istruttore giovanile presso la Federcalcio olandese (KNVB) e quelli da responsabile del settore giovanile dell’Az Alkmaar e del Fenerbahce. È anche proprietario della “Ducth Football Academy”, una scuola calcio con sede centrale in Olanda (più altre tre in in Brasile, Cile e Israele) che offre corsi di formazione per giovani calciatori, club e allenatori di calcio.
SU HOEDT: “IN NAZIONALE NEL GIRO DI UN ANNO E MEZZO” – È proprio sotto questa veste che ha conosciuto il direttore sportivo della Lazio Igli Tare. Un “amore a prima vista”, tant’è che sebbene l’Academy non sia ancora realtà, Joop Lensen è già parte integrante del progetto biancoceleste. Preziosi i suoi consigli e interventi in sede di mercato. Il colpo De Vrij in estate, così come quello di Braafheid. Ma soprattutto la sua mediazione nei rapporti con l’Az per il difensore centrale Wesley Hoedt, che sarà tesserato dalla Lazio nella prossima stagione: «Quando ha giocato contro l’Ajax (il 5 febbraio scorso, ndr) sembrava che avesse già 500 presenze in Eredivisie per l’autorità che ha dimostrato», ha raccontato Lensen in un’intervista al portale volkskrant.nl. In realtà ne ha giocate solo 21 al momento, appena 12 quando a gennaio ha firmato il suo contratto con la Lazio a partire da luglio: «E allora? È tipico degli olandesi guardare queste cose, ma io preferisco concentrarmi sulle sue qualità: sa calciare con entrambi i piedi, ha una buona visione di gioco. Sono certo che riuscirà ad affermarsi anche in Italia e che nel giro di un anno e mezzo sarà in Nazionale. Non ho il minimo dubbio al riguardo». E c’è il suo zampino anche nell’affare Morrison, consigliato a Tare su suggerimento del suo amico e connazionale René Meulesteen, ex dirigente del Manchester United.
“NEI SETTORI GIOVANILI ITALIANI NON C’È UNIFORMITÀ” – L’intervista a Joop Lensen si è tenuta all’interno del centro sportivo di Formello, dove “il Mago” ha fatto gli onori di casa, presentando subito l’aquila Olympia: «La vedete? Lei sorveglia il club», ha detto senza neanche scherzare troppo rivolgendosi ai cronisti. Poi è entrato nel dettaglio del suo progetto, studiato nei dettagli dopo aver trascorso gli ultimi mesi a studiare il sistema di allenamento dei tecnici giovanili italiani e della Lazio in particolare: «Qui le sedute sono molto fisiche, mentre le indicazioni dei tecnici sono più che altro orientate a livello mentale: “Andiamo, andiamo”, “Dai, dai, dai” (ripete in italiano, ndr). E ogni allenatore ha il proprio sistema di giocare. Non c’è molta sintonia». E le osservazioni non sono finite: «Ogni squadra ha un allenatore, un assistente, un preparatore atletico e uno dei portieri. Ciascuno di loro si concentra solo sul proprio compito. Faccio un esempio: se sono il responsabile di migliorare fisicamente i calciatori, allora gli farò saltare degli ostacoli, correre nei cerchi e cose di questo genere. Quando vedo tutto questo penso: ma dove è il pallone?». Lo ha fatto presente al ds Tare, che ha preso nota di tutto e gli ha risposto: «Benissimo, ora però devi mettere in pratica il tuo metodo».
“PORTERÒ UNA MENTALITÀ VINCENTE E OFFENSIVA” – Lensen si prepara, dalla prossima estate avrà carta bianca sul settore giovanile biancoceleste fino al 2019. Cercherà di dargli filosofia e linee guida comuni da seguire, come spiega abbandonando per un attimo il suo sorriso e diventando serio: «Dovremo andare tutti nella stessa direzione, verso una mentalità offensiva. Se non sei in possesso del pallone devi recuperarlo più velocemente possibile. Solo quando ci riuscirai potrai essere padrone del gioco. Sì, mi rendo conto che queste parole sembrino il classico romanzo olandese. Ma gli italiani con il loro approccio cosa hanno raggiunto negli ultimi anni? Prendiamo come esempio la Juventus, la squadra più importante. È un club con 90 giovani sotto contratto, che gli costano ogni anno fior di milioni. Nonostante questo nessuno è uscito dal loro settore giovanile». Ha le idee ben chiare, Joop Lensen. Ha studiato la Lazio, Formello ormai è casa sua. Mentre il gruppo torna indietro, a intervista finita, per terra trovano un mucchietto di ossa con delle piume. Lui alza lo sguardo, incrocia quello dei giornalisti e dice: «Probabilmente Olympia aveva fame». Eccolo, il sorriso è tornato sul suo viso. E anche su quello del ds Tare, che già pregusta la “rivoluzione olandese”.
Repubblica.it