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Focolari: «Inzaghi, che allenatore! Mi ricorda Maestrelli». Su Tare e Lotito…
Il giornalista Furio Focolari ha analizzato il momento della Lazio e espresso un parere su Inzaghi e la società biancoceleste
Sognare adesso è possibile. Con una Lazio che gioca così bene i tifosi possono permettersi di sperare in grandi risultati. L’Aquila vola nei piani alti della classifica, è meritatamente al terzo posto e recrimina anche per qualche risultato che poteva essere positivo e invece non lo è stato. Del momento della squadra capitolina ha parlato il giornalista Furio Focolari. Ecco le sue parole pubblicate sul “Corriere dello Sport” (edizione romana): «Adesso più che mai è assolutamente proibito fare tabelle o calcoli di alcun tipo. Adesso più che mai la Lazio deve pensare solo a se stessa e giocare ogni partita con il piglio autoritario mostrato dal mese di agosto no ad oggi. La squadra è molto forte, è unita, è bella a vedersi e soprattutto ha la consapevolezza di essere tutte queste cose insieme. Le altre, le rivali per un posto tra le quattro elette, stentano, arrancano si dibattono tra problemi veri o presunti e sono dunque destinate a restare più indietro. Tutti sanno che la Lazio è l’unica squadra tra le grandi ad avere in classifica meno punti di quelli che meriterebbe, avendo mai avuto un vantaggio arbitrale a fronte di alcuni torti clamorosi che avrebbero minato la sicurezza di qualunque “squadra vittima”, non della Lazio. Gli uomini di Inzaghi, da uomini veri, sono andati avanti per la loro strada e hanno reagito a suon di gol. Cinque alla Spal e cinque al Chievo nelle ultime due partite, cinquantatre complessivi».
MIRACOLO LAZIO – «Partirei dalle intuizioni geniali di Igli Tare, il valore aggiunto di questa squadra, l’uomo capace di prendere Lucas Leiva a cinque milioni, Luis Alberto a sette, Immobile a otto e Milinkovic a dieci. Merito ovviamente anche a Claudio Lotito che ha sempre creduto in Tare e lo ha creato direttore sportivo praticamente quando ancora era giocatore. E poi Simone. Che allenatore! Alcuni mesi fa, mi pare fosse ottobre, da queste stesse colonne lo paragonai a Maestrelli. Mi piombarono addosso alcune critiche e fui accusato di esagerazione. Oggi canto nuovamente quello stesso ritornello e sono ancora più convinto che lo si possa paragonare al Maestro. Ha le stesse idee perché è capace di attaccare con sei o sette giocatori ed è capace di cambiare i movimenti dei suoi senza dare punti di riferimento. Ma soprattutto ha la stessa capacità di tenere in pugno il gruppo e lo stesso stile romantico di vita».