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Lazio, la vicenda Bielsa è la goccia che fa traboccare il vaso. Basta giocare con la dignità dei tifosi
“Prendiamo atto con stupore delle dimissioni del Sig. Marcelo Bielsa, anche a nome dei suoi collaboratori, in palese violazione degli impegni assunti con i contratti sottoscritti la settimana scorsa e regolarmente depositati presso la Lega e la FIGC con i relativi adempimenti previsti. La Società si riserva ogni azione a tutela dei propri diritti. Affida la conduzione della squadra nel ritiro preparatorio al Sig. Simone Inzaghi”.
Poche parole che però sono il degno seguito delle dichiarazioni di Lotito dopo l’annuncio di Bielsa: “Per ora il contratto è depositato, vediamo cosa succederà” aveva detto il patron laziale subito dopo aver ufficializzato l’argentino alla guida del club. Chi però ha occhi e orecchie per intendere, e conosce il modus operandi del presidente biancoceleste, aveva già subodorato la disfatta. E infatti tutto è andato secondo copione: Bielsa non sarà l’allenatore della Lazio e per il club si profila l’ennesima inutile battaglia legale dopo quelle con Pandev, Zarate e Petkovic…
In un colpo solo si sgretolano tutte le trattative, tutti i nomi accostati alla Lazio, ma cosa più importante si sgretolano i sogni di tutti quei tifosi, raggirati per l’ennesima volta senza alcun ritegno. Bielsa era l’uomo giusto per ripartire dopo una stagione orribile iniziata con la delusione del mancato ingresso in Champions e terminata nell’anonimato della metà classifica. Era troppo bello per essere vero, tuttavia chi conosceva il carattere del tecnico di Rosario, sapeva fin da subito che la convivenza con Lotito, presidente accentratore sarebbe stata impossibile. Eppure questa volta sembrava davvero che ci fosse voglia di voltare pagina da parte della società, iniziando a fare le cose sul serio. Macché…
Il guru argentino avrebbe avuto il carisma necessario per sopperire alle carenze tecniche di una squadra di grande tradizione come la Lazio, che da anni non può competere con le altre ed è costretta a veleggiare nella mediocrità. L’argentino sarebbe stato perfetto per valorizzare quei talenti incompiuti come Anderson e Cataldi, giusto per citarne un paio e aiutarli a spiccare il volo definitivo nell’Olimpo del calcio, o per attrarre giocatori importanti, desiderosi di lavorare con un mestro del suo calibro.
Ora però basta parlare di quello che sarebbe potuto essere e che non sarà. Concentriamoci sul presente. E’ l’8 luglio, ciò vuol dire che mancano meno di 2 giorni alla partenza del ritiro di Auronzo di Cadore, dove la Lazio rimarrà fino al 23 del corrente mese. A meno di 48 ore dalla partenza per il Trentino, non si ha la benché minima idea di chi guiderà la squadra sotto le Tre Cime di Lavaredo. Nel comunicato della società si parla di squadra affidata a Simone Inzaghi. Voci di corridoio, tuttavia, suggeriscono che non sarà affatto così. Inzaghino, infatti, defenestrato nonostante un finale di campionato più che dignitoso, era stato promesso alla Salernitana, la sua presentazione con i granata, però, non è mai avvenuta, proprio perché a Formello già sentivano puzza di .
Il ‘no’ dell’ex attaccante biancoceleste, scaricato, riciclato e richiamato, è facilmente esplicabile vivisezionando il comunicato della Lazio che recita: “La società affida la conduzione della squadra nel ritiro preparatorio al Sig. Simone Inzaghi”. Leggete con attenzione: non c’è scritto “La società affida la panchina al Sig. Simone Inzaghi”, bensì “la conduzione della squadra nel ritiro preparatorio”. Ciò significa che qualora Inzaghi accettasse, perderebbe un mese di tempo per trovare squadra (perché la Salernitana club di cui era promesso sposo sta già provvedendo a ufficializzare il nuovo tecnico non potendosi permettere di perdere altro tempo prezioso ndr) con il rischio di essere allontanato una volta concluso il ritiro per far posto a un allenatore più esperto.
Difficilmente Lotito potrà tornare da Cesare Prandelli, vista la magra figura (l’ennesima dopo quella con Klose…) fatta dopo avergli stretto la mano, salvo poi lasciare l’ex CT della Nazionale con in mano un pugno di mosche dopo la virata su Bielsa. A questo punto riprende quota la candidatura del grande amico di Tare, Gianni De Biasi, reduce dall’avventura sulla panchina dell’Albania ad Euro 2016.
Dell’eventuale arrivo di De Biasi potrebbe essere contento Berisha che ritroverebbe il C.T. che gli ha dato fiducia tra i pali della nazionale dall’aquila bifronte, ma non sarebbero di certo felici altri giocatori della Lazio. Accantoniamo Candreva, ormai partente certo: che ne sarà di Lucas Biglia? L’arrivo di Bielsa sembrava l’unico modo di trattenere il regista argentino a Roma. Una sua partenza ad oggi è lo scenario più probabile. Tutto ciò potrebbe innescare un effetto domino pericolosissimo, con i pochi big residui, pronti a fare le valigie.
Le prospettive per il futuro della Lazio sono tutt’altro che rosee. E’ quasi metà luglio e ancora non c’è l’ombra di un acquisto. Ogni giorno un nome diverso, puntualmente smentito dai diretti interessati, o soffiato da qualche altro club, anche meno blasonato. E’ forse questo un nuovo modo di programmare una stagione? Quella profilatasi è una situazione che si può definire soltanto oltraggiosa e che aumenterà in modo esponenziale l’enorme frattura esistente tra la S.S. Lazio società e la tifoseria biancoceleste. Una tifoseria vessata, continuamente svilita, tacciata d’essere composta da “prostitute e spacciatori”. Diventa difficile parlarne anche per chi per lavoro è chiamato a commentare queste grottesche vicende.
Ad oggi l’unico reale salto di qualità che si è visto non ha riguardato il lato tecnico/sportivo, ma solo quello relativo alle figuracce: se prima infatti le vicende della S.S. Lazio causavano ilarità soltanto a livello nazionale, questa volta si è riusciti a sorpassare ogni limite, mettendo alla berlina mondiale un club con 116 anni di gloriosa storia.
La misura è colma. Rivolgendoci ai vertici della società, l’unico appello possibile è uno solo: per il bene della Lazio, fatevi da parte.