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Lazio, l’impresa dello Scudetto del ’74 raccontato in un documentario prodotto da Sky: i dettagli

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Lazio, l’impresa dello Scudetto del ’74 raccontato in un documentario prodotto da Sky: i dettagli di quella squadra che era apprezzata da tutti

La Lazio del 1974 era una squadra che viene apprezzata da tutti per il miracolo sportivo compiuto, salendo dalla Serie B fino alla Serie A e vincendo due anni dopo il primo Scudetto nella storia biancoceleste. Da una parte c’era Maestrelli dall’altra una formazione di giocatori che non avevano pietà di nessuno, neanche del figlio del Presidente della Repubblica. Proprio così. Racconta Franco Recanatesi, nel corso del documentario ‘Grande e Maledetta‘ prodotto da Sky Sport in memoria della Lazio del ’74, che un giorno andò a disputare una partitella a Tor di Quinto anche il figlio di Giovanni LeoneGiancarlo, il quale uscì “con le gambe livide”.

MASSIMO MAESTRELLI– «Un giorno chiama una persona e si presenta come Leone. Mia madre pensava fosse uno scherzo, stava quasi per chiudere e il Presidente gli disse: ‘la prego mi passi suo marito’. Leone parlò con mio padre e innanzi tutto gli fece i complimenti, sottolineando che seguiva questa Lazio e poi uscì fuori il discorso del figlio che aveva questa grande passione per il calcio e che voleva allenarsi con la Lazio. Babbo gli disse che si poteva fare ».

GIANCARLO LEONE– «Andai a Tor di Quinto, li conobbi. C’era un clima straordinario, mi hanno accolto con simpatia e con calore, Maestrelli fu affettuosissimo, era un uomo molto dolce ».

MASSIMO MAESTRELLI – « Poi quando arrivò il giorno mio padre disse a Giancarlo di fare attenzione, non fare cose difficili e di passare la palla subito».

GIANCARLO LEONE –  «Durante la partitella io giocavo in attacco e avevo Wilson, il mitico capitano e libero della Lazio che mi marcava»

MASSIMO MAESTRELLI –  «Ricordo che la prima volta che gli capitò palla, Wilson gli si fa sotto, prova a saltarlo e lo salta, ma la seconda volta Wilson gli dà una legnata e lo fa alzare di venti centimetri (ride, ndr). Lui rimase perplesso e mio padre gli disse di non fare quelle cose»

GIORDANO– « C’era il rispetto, non potevi permetterti di fare un tunnel a Wilson o a Petrelli o a Oddi»

ODDI – «Lui credeva che siccome era figlio del Presidente poteva, però era venuto per giocare a calcio e quando aveva il pallone giocava e cercava anche di dribblarti, ma se io mi faccio dribblare dal figlio del Presidente della Repubblica è meglio che lascio perdere»

PETRELLI – «Tutti gli davano una pedata (ride, ndr)»

GIANCARLO LEONE – «Devo dire che il fatto che quell’anno la Lazio vinse lo Scudetto mi portò la nome del portafortuna della Lazio».

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