Focus
Dalla Spagna all’Olimpico, destini a confronto: Luis Alberto sfida Suso
Lazio e Milan si scontrano sul prato dell’Olimpico per la terza giornata di campionato, a centrocampo sarà Luis Alberto contro Suso
Due storie che partono dalla Spagna e corrono parallele. A dividerle solo una manciata di chilometri: quelli che separano San José del Valle e Cadice. Due strade che hanno proseguito portando – entrambe – prima in Inghilterra, a Liverpool e poi in Italia. Tra incertezza e riscatto, domenica, si ritroveranno una davanti all’altra. Domenica sarà Lazio–Milan. Domenica sarà Luis Alberto contro Suso. Oltre al sangue iberico, i due condividono il ruolo, le caratteristiche tecniche… e il destino.
LUIS ALBERTO – É il 15 Aprile. Genoa–Lazio. Sui tabelloni luminosi dello stadio il risultato parla chiaro: 2-1. Gli ultimi minuti scivolano veloci e i tifosi attendono il triplice fischio consapevoli dell’impietosa sconfitta. Al 91′ un bolide, partito dai 30 metri, buca la rete di Lamanna: è 2-2. Luis Alberto segna il suo primo gol in biancoceleste e regala un punto alla sua squadra. Poi l’esultanza rabbiosa e liberatoria, volta a zittire tutte le voci che hanno sempre messo in discussione il suo valore. Da lì, comincia un’altra storia. Una sorpresa per tutti, ma non per Tare che – prima – lo ha fortemente voluto e poi ha fatto l’impossibile per trattenerlo a Roma, quando il richiamo dell’Andalusia sembrava troppo forte. Inzaghi ha un nuovo titolare e tanta qualità. Lo spagnolo è arrivato a Roma col soprannome ‘Il Principe elegante’. Basterebbe osservarlo per capirne il motivo: col pallone tra i piedi sembra danzare e la sua velocità negli inserimenti lo rende un assistman d’eccezione. Mezzala, trequartista e fantasista. L’assenza di Biglia ha portato il mister a ridisegnargli anche un ruolo da regista: a lui le chiavi del centrocampo e il compito di far girare la squadra, come nella partita contro il Leverkusen. Un passpartout che offre un ampio ventaglio di soluzioni di gioco. Rapidità di pensiero e intelligenza tattica non sono in discussione, ma per completare la metamorfosi, l’andaluso dovrà imparare a muoversi a tutto campo curando anche la fase difensiva e diventare così il nuovo faro della Lazio.
SUSO – Jesús Joaquín Fernández Sáez de la Torre, meglio conosciuto come Suso, si presenta al Milan come esterno mancino e un talento tutto da scoprire. Una vera e propria sfida dopo la stagione trascorsa in ombra sulla panchina dei Reds. Ad accoglierlo in rossonero c’è Inzaghi, il primo a mettere le mani su quel materiale grezzo. Il primo ad intuire che Suso può essere la chiave di volta della sua rosa, cambiandogli ruolo e dandogli le vesti dell’esterno destro. Ma dopo l’esordio in Coppa Italia – proprio contro la Lazio – il giocatore tocca il rettangolo verde solo in cinque occasioni, schiacciato dalla presenza ingombrante di Honda e da una stagione particolarmente disastrosa per il Milan. Neppure Mihajlovic sembra saper sfruttare il suo estro. La nuova opportunità si chiama Genoa. Lo spagnolo – in prestito ai rossoblù – mette al servizio di Gasperini la fantasia e la capacità di saper gestire qualsiasi pallone con entrambi i piedi. Destro o sinistro non importa. Letale nell’uno contro uno, ubriaca le difese avversarie con grazia e naturalezza. Finalmente esplode il suo potenziale. Sulla trequarti o nella catena laterale è indifferente: lui si esalta ed esalta il pubblico. Rientrato a Milano, l’affare Suso passa a Montella. Il mister lo mette al centro della sua idea di squadra, in una posizione ibrida tra il trequartista e la seconda punta, dove riesce ad esprimersi al meglio conquistando la maglia da titolare. E mentre lui strappa gli applausi dei tifosi, sulla scrivania della società è già pronto il suo rinnovo.