2014

Parma-Lazio, senza Candreva la partita si è giocata sulla fascia sinistra. E nuovo record per Biglia…

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Nel giorno in cui a destra mancava Candreva, la Lazio ha trovato soluzioni offensive, cambio di marcia e imprevedibilità sulla fascia sinistra, di solito senza padrone. E’ stato il talento e la velocità di Felipe Anderson a riempire di contenuti il vero tema tattico della partita. Pioli aveva varato per la prima volta il 4-3-2-1. Mauri è partito a sinistra ma subito dopo pochi minuti ha scambiato la posizione con il brasiliano. Più che come esterni offensivi, nel primo tempo si sono mossi da trequartisti. L’allenatore aveva chiesto di stringere e di accentrarsi in fase di non possesso per due motivi: si sarebbero dovuti occupare di Lodi, consentendo a Djordjevic di restare più avanti, ma anche a Biglia di guadagnare una posizione assai arretrata, quasi sulla stessa linea De Vrij e Radu, per controllare Cassano, abilissimo sulla tre-quarti. La Lazio aveva densità a centrocampo e quasi mai concedeva libertà al barese, che doveva andare a prendere il pallone sulle fasce, ma la fase offensiva stentava a decollare. Non c’era profondità sulle corsie esterne, i cross arrivavano da Braafheid e Basta, mai dalla linea di fondo. I due terzini si fermavano sui sessanta-settanta metri e quei palloni erano tutti della difesa del Parma. Così il possesso palla superiore si è trasformato in uno spreco e nessuno è mai riuscito a garantire un rifornimento decente per Djordjevic, servito poco e male come accade puntualmente dall’inizio del campionato. Come riporta Il Corriere dello Sport, la Lazio ha invece sfondato a sinistra nel secondo tempo. Mauri era quello che si occupava di Lodi, Felipe Anderson ha allargato il proprio raggio d’azione. Le statistiche segnalano la differenza. Nei novanta minuti la squadra di Pioli ha attaccato al 40,5% a sinistra, al 31,9% per vie centrali, al 27,6% sulla fascia destra. Ma nella ripresa l’attacco a sinistra è cresciuto al 45% rispetto al 36% del primo tempo. Il dato è significativo, conferma le sensazioni delle precedenti settimane e dovrebbe invitare Pioli a una profonda riflessione. Sinora la Lazio ha sempre trovato soluzioni a destra con Candreva, rinunciando ad attaccare sulla fascia sinistra. Inspiegabile tenere fuori Felipe Anderson e Keita, che nel finale si è riproposto a discreti livelli, subentrando al brasiliano. Lo spagnolo ha svariato e ha contribuito a creare profondità e occasioni. La Lazio avrebbe potuto trovare il terzo gol e chiudere in anticipo il conto. Quando i ritmi si sono abbassati, è emersa la qualità superiore della squadra biancoceleste. Biglia ha stabilito il record partita di passaggi indovinati (60) e di palloni toccati (77). Dentro la sua prestazione l’argentino ha inserito 5 cross e 9 palloni recuperati. La Lazio nella ripresa è riuscita soprattutto a controllare il gioco, ad addormentare la partita, evitando le ripartenze: 18 falli sui 26 totali rispetto ai 16 complessivi del Parma. E poi il lavoro enorme di Mauri, Djordjevic e Felipe Anderson a beneficio della difesa. Il capitano nel primo tempo aveva stentato, ma alla lunga ha protetto tanti palloni e ha avuto l’abilità di far respirare la squadra. Djordjevic, attraverso un recupero, ha costruito il gol decisivo e ha continuato a lavorare come se fosse il primo difensore della Lazio. Felipe Anderson, in mezzo a tanti scatti e allunghi, non ha solo trovato il gol. Una qualità di tocco confermata dalla percentuale altissima (85%) di passaggi riusciti nella metà campo avversaria.

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