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Mourinho provoca la Lazio: tutti gli sfottò derby e i botta e risposta con Sarri
Gli sfottò di Mourinho a Sarri accendono il derby, ma sono solo gli ultimi di una lunga serie tra lo stratega della Roma e quello della Lazio
«Roma è la città degli echi, la città delle illusioni, e la città del desiderio» chiosava Giotto nel 1300, quando su commissione di Papa Bonifacio VIII, venne convocato nella Città Eterna per completare un ciclo di affreschi. Bene, con il dovuto rispetto per gli echi, le illusioni e il desiderio qui menzionati, potremmo tranquillamente aggiungere “il pallone da calcio”: un oggetto sferico (a proposito di cerchi), che senz’ombra di dubbio anche il pittore stesso avrebbe citato nel suo elenco, se solo fosse capitato dalle parti del capoluogo del Lazio nella settimana del derby della Capitale.
Ironia a parte, non si può di certo negare come le giornate che costellano quella della dedicata alla stracittadina romana (prima o dopo il match non fa differenza) non siano uguali alle altre. Il derby è forse l’unico avvenimento di natura umana capace di lacerare in due la città e separare la sua metà di cuore giallorossa da quella biancoceleste.
Sfottò, scherni agli avversari e “frecciate” (più o meno velate) sono quindi d’accompagnamento per antonomasia al fischio d’inizio e non c’è partita che non porti con sé sane polemiche e spiritose canzonature tra le due parti. Da un paio d’anni in particolar modo, il clima di tensione (in ogni caso sportiva) da una sponda all’altra del Tevere, sembrerebbe essere aumentato in intensità- Così come impersonificato nei confini che delimitano le figure dei due condottieri che siedono sulle rispettive panchine: Maurizio Sarri e Josè Mourinho.
64 anni il primo, 60 il secondo. Nato a Napoli (anche se cresciuto in provincia di Firenze) l’italiano, a Setubal (tra i piedi della Serra de Arrabida) il portoghese. Diversi, per certi versi opposti l’uno dall’altro, ma con la medesima necessità di vedere vincere (quando possibile facendo giocare bene) le proprie squadre e la volontà di primeggiare sull’avversario.
Le scaramucce tra Sarri e Mourinho sono quindi ormai cosa nota tra le mura del Colosseo e quelle della Fontana di Trevi, ma mai come quest’anno forse, il rapporto tra i due sembra essersi inclinato ai minimi termini. Il primo round parte direttamente nella giornata di ieri e ha come primo protagonista lo Special One: «Io offeso da Sarri? Se qualcuno si deve sentire offeso con le sue dichiarazioni è la gente di Slavia. Rispetto sempre i miei avversari, lo Slavia è un’ottima squadra e magari quello che fa la differenza è il modo di pensare le partite».
La frase menzionata è figlia della conferenza stampa del match in programma giovedì (tre giorni prima del derby) tra la Roma appunto, e lo Slavia Praga. Partita definita «un’amichevole» dal numero uno biancoceleste per via del livello non di primissimo ordine dell’avversario dei giallorossi. Al contrario nella tesi di Sarri la Lazio ha dovuto «Dare tutto» nella partita dello scorso martedì (a cinque dì dalla stracittadina) contro l’Atletico Madrid in Champions League.
Pronti via ecco puntuale la bordata Mourinhiana che abbiamo riportato, con tanto di ciliegina sulla torta dal sapore di: «Magari la differenza tra un allenatore che ha vinto 26 titoli e uno che ne ha vinti pochi è esattamente questa mentalità. Per me ogni partita è seria da giocare e non ci sono amichevoli». E per terminare l’appello, destinato naturalmente a cadere nel vuoto, al gendarme Lega Italiana: «Delle sue dichiarazioni, inoltre, mi piacerebbe sentire la reazione della Lega Serie A, è stata una critica diretta e obiettiva, quindi aspetto».
Andare a riprendere tutti i “bracci di ferro” a distanza tra gli allenatori negli ultimi due anni richiede un impresa titanica per non dire impossibile, ma come dimenticare quanto accaduto in occasione dell’andata della passata stagione. Era il novembre del 2022 e ai margini dell’ammonizione generosa che costrinse Milinkovic-Savic a saltare la sfida ai giallorossi causa diffida Sarri si inalberò con i giornalisti:
«Ho visto un calciatore (Karsdop, ndr) mettere le mani addosso all’arbitro e non venir nemmeno sanzionato, mentre un mio calciatore (il serbo appunto, ndr) è stato ammonito per un fallo che non ha manco commesso». E la replica portoghese: «Non mi ne frega nulla del Derby, penso solo alla prossima partita (la Roma avrebbe dovuto prima affrontare i Ludogorets in Coppa, ndr). Nella mia carriera ho imparato che quando si pensa alla gara successiva, si perde quella presente…».
E come non trascrivere infine il secco commento dell’ex Tottenham a pochi giri d’orologio dalla “retrocessione” dei biancocelesti in Conference League: «Loro ora sono i favoriti per vincere la coppa. Hanno un grande allenatore e grandi giocatori, anche se il signor Tare non la vuole giocare…».
Anche in quest’ultimo caso la sentenza ha come punto di riferimento un episodio prima accaduto, ossia la vittoria (l’anno precedente) della stessa competizione da parte dello Special One, puntualmente “snobbata” dall’allora dirigente albanese della Lazio.
Insomma, come ampiamente spiegato gli sfottò di Mou alla Lazio (e viceversa) richiederebbero un capitolo a sé nella storia della competizione tra i due club. Se il parziale per numero, in materia di frecce scagliate, sorride a Mourinho, il risultato sul campo (almeno per ora) segna un netto 3-1 in favore del classe 59′.
Domenica allo Stadio Olimpico ci sarà quindi occasione per il quinto round e chissà se i due contendenti avranno modo di stringersi (come la norma consuetudinaria impone) la mano a fine gara, o se preferiranno rintanarsi glaciali nei reciproci spogliatoi. Di sicuro molto dipenderà da quanto accadrà in campo, ma quel che è certo, è che sembrano oggi più che mai lontani gli istanti in cui un Maurizio Sarri appena arrivato nella Capitale esordiva davanti alle telecamere con: «Mourinho? «Non mi va di parlarne male, anzi mi sta pure simpatico».