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Lazio, scontro tra giocatori e tifosi: “Ragazzi viziati”

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La piazza romana è strana, altroché. Per esempio capita che, il giorno dopo una vittoria in rimonta per 4-1, non si parli del successo, della doppietta di Candreva, del primo gol di Cataldi in Serie A, del rigore parato da Berisha o del sesto risultato utile consecutivo in campionato. No, l’attenzione è tutta sulle esultanze dei “ragazzini viziati”, come sono stati definiti dalla maggior parte dei tifosi su social e radio. Candreva, Cataldi e Keita, i tre marcatori e nello stesso tempo gli imputati principali del processo alla squadra. Il motivo? Nel post-partita si sono lasciati andare a questo sfogo:Ok la polemica e le vostre ragioni, ma non è semplice giocare senza i propri tifosi”. Poi ognuno lo ha detto a modo suo: Candreva ha parlato di un Olimpico “stile teatro”, Cataldi ha avvertito “mugugni che non fanno bene” e Keita, che in effetti ci è andato giù duro, prima ha “esultato” mimando il gesto del silenzio, poi ha sferrato l’attacco: “A volte la gente va contro di noi, i fischi sono inutili, i tifosi devono starci più vicino”. Parole così uno se le aspetta da un veterano e non da un ventenne, ma il concetto di base non è che sia così sbagliato: perché la squadra deve pagare la contestazione nei confronti di Lotito e Gabrielli? La realtà la fotografa un grande ex come Vincenzo D’Amico: “Per colpa del contrasto tra la tifoseria e il presidente, ai giovani non è perdonato ciò che in un altro contesto lo sarebbe”. Ecco, succede proprio questo. E a rimetterci sono i giocatori, praticamente abbandonati in uno stadio vuoto. Che poi se parlano così non lo fanno di certo per scontrarsi con i loro supporter. Anzi, è il contrario: sanno quanto sia importante avere il tifo dalla propria parte e per questo ne chiedono la presenza a prescindere da problemi, contestazioni o risultati negativi.

 

Fonte: La Repubblica

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