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Lazio, il security manager D’Angelo: «Cori razzisti e saluti romani non più tollerabili. L’immagine…»
Il security manager della Lazio Nicolò D’Angelo, che sarà a Glasgow con la squadra, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport
Il security manager della Lazio Nicolò D’Angelo, Questore di Roma tra il 2014 e il 2016 nonché direttore della Criminalpol sino al 28 febbraio, seguirà la squadra nella trasferta di Glasgow. Alla vigilia della sfida, la sua intervista rilasciata al Corriere dello Sport: «Scozia? Abbiamo dato tutte le informazioni ai tifosi, come succede ogni volta. Purtroppo subiamo ancora una minoranza all’interno della curva che spesso si lascia andare a cori razzisti sino a trascendere ai saluti romani. Questo è inaccettabile e non più tollerabile. Vogliamo ci sia un rapporto sano con la tifoseria, non questo rapporto, ormai viziato da tanti anni. Abbiamo posto l’accento anche su questa trasferta e più volte sottolineato che applicheremo il codice etico a 360 gradi».
IMMAGINE – «Difendere l’immagine della Lazio all’estero? Conta moltissimo. In campo internazionale, una società importante come la Lazio deve fare la sua parte, dando quel senso di garanzia, di affidabilità e di credibilità calcistica. L’immagine per una società di calcio è tutto. Anche perché abbiamo avuto prove significative nell’ultimo periodo. Quando ci si comporta male all’interno di una curva, l’Uefa è severa. Di fatto la società viene colpita e ne paga le conseguenze, viene colpita tutta la tifoseria sana e che non ha alcuna colpa. Siamo per la difesa dei valori dello sport, abbiamo mandato messaggi chiari e inequivocabili».
LAZIO-RENNES – «Presenteremo un ricorso che vuole essere costruttivo. Vogliamo dimostrare come la società in questo percorso abbia svolto una parte attiva nella difesa dei valori e collaborato con le forze dell’ordine allo scopo di identificare chi ci porta discredito anche a livello internazionale. Codice etico? Sarà inibito l’ingresso allo stadio per comportamenti antisociali e censurabili. E’ una misura parallela al Daspo. Il codice etico vuole dimostrare che la società non ha collusioni con la parte della tifoseria violenza, ma si pone in maniera marcata da un’altra parte, ovvero dalla parte della legalità».
BARRIERE – «La situazione stava scappando di mano, ogni domenica una battaglia non giustificata. L’attacco alle forze dell’ordine era continuo, era difficile e complesso individuare un soggetto all’interno della curva seduto al suo posto, perché spesso si cambiavano i posti volutamente. Ritenevo le barriere una misura necessaria, ogni domenica era uno scempio tra bomboniere e fumogeni, uno spettacolo indecoroso che trasmetteva insicurezza costante agli spettatori. Quella misura è servita per disciplinare dal punto di vista comportamentale, garantire le uscite d’emergenza, l’agibilità all’interno della curva ed il rispetto delle regole».