Ledesma dice addio alla Lazio: "L'affetto di questa gente supera il gol nel derby e la vittoria in Coppa Italia! Lotito mi ha proposto il rinnovo, nessun rapporto con Tare" - Lazio News 24
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2015

Ledesma dice addio alla Lazio: “L’affetto di questa gente supera il gol nel derby e la vittoria in Coppa Italia! Lotito mi ha proposto il rinnovo, nessun rapporto con Tare”

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Cristian Ledesma dice addio alla Lazio e lo fa tramite una conferenza stampa presso la sala Torlonia dell’Hotel De Roussie, in via del Babuino. Di seguito le sue parole: “Grazie di partecipare a questo giorno importante per me, siete in tanti qui, ognuno di voi rappresenta qualcosa dei nove anni che ho vissuto con questa maglia. Non dico città perché ci rimarrò anche in futuro. La Lazio? Non voglio pensare a come è finita, la cosa più importante sono stati questi 9 anni intensi, farli qui a Roma equivale al doppio da altre parti. La vittoria più importante sono tutte queste persone che sono qui e ho conosciuto in questi nove anni“.

La maglia a cui sei più legato? Il tuo ricordo più bello?

“Sono affezionato a tutte, qualcuna non l’ho tenuta perché l’ho regalata. Sicuramente quella del rientro dopo tanti mesi è molto importante, come quella del primo derby e l’ultima con l’aquila. Ho cercato sempre di portarla nel modo più giusto. Il ricordo più bello credo che sia l’affetto che mi sta dimostrando la gente laziale. Questo scavalca il gol al derby, la Coppa Italia. Quando ti dicono che ti ammirano come persona, è un trionfo”.

Quando hai sentito l’ultima volta Lotito?

“Il 29 di questo mese mi sono sentito con il presidente, mi ha chiamato, siamo riusciti a vederci oggi alle 14.30 per gli impegni suoi e miei. Ci siamo parlati, lui mi ha raccontanto quello che è il pensiero della società. Mi ha chiesto cosa volessi fare, sono stato sincero come sempre. Intanto l’ho ringraziato perché comunque ho avuto sempre un rapporto diretto con lui, non conta il giorno, l’importante era parlarsi. Io un altro così non ce l’avrei fatta, non contano le cifre, voglio giocare, mi manca il campo. Lui mi ha capito, mi ha parlato della sua stima per me. Gli ho detto che l’ultimo anno per me è stato durissimo, non ce la posso fare così. Non c’era considerazione dalla parte tecnica. Non è una critica, è la vita. C’è chi vede il calcio in un altro modo. Quello che è successo a me, è successo ad altri giocatori in questi nove anni”.

A chi daresti la maglia numero 24?

Non sono Maldini o Baggio, uno così importante. Queste cose di ritirare le maglie è un diritto che hanno questi calciatori al di sopra del normale“.

Quale delle 318 partite ricordi con più piacere?

Il ricordo più forte è quando ci siamo avviati dal tunnel verso la metà campo per affrontare il Real Madrid. Mi sono venute in mente tante cose, quando mio padre non mi poteva comprare i parastinchi o le scarpe e me le comprava l’allenatore. Quel particolare rende quella partita così importante. Poi naturalmente il derby per quello che rappresenta, con me c’erano Siviglia e Zauri, loro la prima volta mi hanno detto “non ti preoccupare, appena entri in campo, ti si drizzano i capelli. E così è stato“.

Cosa c’è nel tuo futuro? Cataldi può giocare nel tuo ruolo?

“Danilo l’ho sempre visto come un fratello minore, ora non è facile trovare ragazzi con la mentalità giusta. Sicuramente c’è un affetto particolare da tempo, non da adesso che è un giocatore della prima squadra. Non so in che in ruolo, ma può diventare un grande giocatore. Le parole che più mi sentivo di dirgli gliel’ho detto durante le partite, gli intervalli. Sono capoccione anche io, se non vedo un ragazzo umile non spreco le parole. Per il futuro ci sono delle cose in ballo all’estero, qua è difficile cambiare piazza dopo 9 anni. Non c’è ancora nulla di concreto, stiamo valutando con la famiglia, dobbiamo trovare un posto dove poter crescere a livello calcistico ma anche a livello personale e familiare”.

Ti ha dato fastidio leggere sui giornali che non eri adatto al gioco di PIoli? Puoi rassicurare i tifosi sulla campagna acquisti di Lotito in estate?

“I tifosi della Lazio a riguardo non sono mai stati tranquilli, non posso essere io a tranquillizzare la piazza. E’ difficile capire quale sia la linea giusta da seguire. Non sono più un ragazzo di 17 anni che legge i giornali e si infastidisce. Quando sei più giovane pensi sempre che qualcuno ce l’abbia sempre con te. Ognuno ha la sua opinione e le sue linee da seguire. Non mi ha dato fastidio leggere certe cose, i momenti più difficili non erano quelli della domenica, ma quando dovevo cercare gli stimoli durante la settimana. Se qualcuno mi avesse detto a quattr’occhi “guarda tu potrai giocare quando si infortuneranno tutti e quattro quelli davanti a te”. A me non è stato detto, peccato. E’ un diritto di un allenatore o di una società di dirlo. Poi sarebbe diventato un problema mio accettare o meno”.

Nell’incontro con Lotito si è parlato di un rinnovo?

“No, lui mi ha spiegato che la società sta cercando di ringiovanire la rosa e abbassare il monte stipendi. Io in questi ultimi anni non ho guadagnato poco, ho avuto uno dei più alti. Lui non me l’ha detto chiaro e tondo, però se avessi rinnovato avrei preso molto meno. Ma non è un discorso di cifre, non sarei rimasto nemmeno allo stesso stipendio. Non è quello che voglio a 32 anni, non sono uno di quelli che vuole rimanere a Roma a tutti i costi. Faremo dei sacrifici per trovarci bene da un’altra parte”. 

Con quale giocatore hai legato di più? Con quale allenatore?

“Non posso dire un giocatore, ho un grandissimo rapporto con Kolarov, Rocchi, Scaloni, Gonzalez, sono in tanti. Non riesco a fare un nome. Non so l’allenatore, Delio Rossi l’ho già avuto prima dell’arrivo alla Lazio, mi sono affezionato a Reja soprattutto la seconda volta che è venuto a Roma. Anche con Petkovic ho avuto un ottimo rapporto”. 

Quando è scoppiato quest’amore con la Lazio?

“E’ stato un crescendo dell’affetto della gente, esploso dopo che ho rinnovato. Ho capito che il destino erano questi colori, il sostegno della gente è diventato grandissimo quando non mi vedevano in campo. L’affetto maggiore l’ho avuto lì, in quei 8 mesi, ho capito che dovevo rimanere alla Lazio. Ho parlato sempre delle mie vicende contrattuali con Lotito, posso solo raccontare che dopo il rinnovo siamo andati io e il mio procuratore, gli ho detto che volevo rimanere. Se non mi vuoi mi alzo e me ne vado. In 5 minuti abbiamo fatto il contratto. Non posso credere che abbiano pensato a quell’episodio come a una mia vittoria”.

Come spiegheresti a un ragazzo la “lazialità”?

Gli racconterei che ci si può innamorare giorno dopo giorno. Lo dico sempre a mia moglie, riesco sempre a riconoscere quando uno è romanista, da qualsiasi parte. Ho imparato questo. il laziale è diffidente all’inizio, ma poi ti dà tutto, soprattutto nei momenti bui. Ti prende sotto braccio nei momenti difficili, è complicato da capire, ma una volta che ha capito chi sei ti dà tutto l’affetto. E poi sa soffrire, è successo tante volte. E’ un popolo che sa come si soffre e ci si guadagna qualcosa. 

Che rapporto hai con Tare? C’è un futuro in società per te?

Con Tare non ho mai avuto un rapporto, né da giocatore, né da dirigente. Mai istaurato un rapporto personale. Lotito mi ha detto che le porte della Lazio per me saranno sempre aperte in futuro. Il mio sogno era quello di finire allenando i bambini, mio figlio ha fatto scuola calcio, mi sarebbe piaciuto fare questa cosa. Chissà se succederà in futuro.

Cosa ti resta della Lazio dentro quando chiudi gli occhi?

“Ho capito che sarebbe stato un anno duro quando ho parlato con l’allenatore. Non sono un ragazzino, certi meccanismi li conosco e li capisco. Certe parole le comprendo, col passare dei mesi mi sono reso conto che non potevo fare un altro anno così. Ripeto, uno per allenarsi deve avere un obiettivo. E nel calcio è la partita successiva. Mi allenavo al 100% ma l’obiettivo non c’era, era difficile trovare gli stimoli sapendo che non avrei giocato lo stesso. Io ero abituato a fare 45 partite l’anno, se avessi avuto 36 anni magari sarei rimasto, ho visto compagni rimanere per questo. Ma io non sono così, non sarei stato tranquillo. Un po’ di amarezza c’è, avrei voluto finire la carriera qui, il mio sogno era quello. Non posso essere felice solo per l’affetto della gente”. 

Non ti vedi in Italia con un’altra maglia Che non sia la Lazio?

“Sarebbe molto difficile vedermi in un’altra città e con un’altra maglia. Non ho detto che è impossibile, magari con la famiglia si può decidere di rimanere vicino a Roma. Ma per il momento non c’è niente. Mi piacerebbe che i miei figli facessero un’esperienza all’estero. Potrebbero crescere”.

Chiude Ledesma con i ringraziamenti…

“Ringrazierò i compagni anche personalmente, però voglio farlo anche qui. Mi hanno sorpreso soprattutto quelli di Keita e Onazi, perchè gli ho rotto le palle tante volte per molte cose. Voglio ricordare Sergio Manganaro, ha fatto parte della mia storia qua, saluto i suoi famigliari. Il trionfo più bello è quello di questa sera, vedere tanti amici. Ringrazio di cuore la mia famiglia, che mi ha sopportato qui per 9 anni. E’ un arrivederci, noi abbiamo la Lazio e la città nel cuore. Forza Lazio, sempre!”.

 

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