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Ledesma: «Ho sempre tifato Lazio. Petkovic? Mi ha regalato la gioia più grande»
Ledesma non dimentica il suo passato alla Lazio: il centrocampista ha raccontato la sua esperienza capitolina, ricordando la vittoria contro la Roma il 26 maggio 2013
Passano gli anni, il ricordo resta. Cristian Daniel Ledesma è sempre nel cuore dei tifosi della Lazio, anche oggi che vive lontano dalla Capitale. L’ex centrocampista biancoceleste ha raccontato ai microfoni del Corriere del Ticino della sua esperienza italiana, con particolare approfondimento sul periodo vissuto sulle sponde del Tevere. Ma si parte dal principio: l’allora direttore sportivo del Lecce, Pantaleo Corvino, lo scoprì durante un Torneo di Bellinzona. Dopo una lunga trattativa con il Boca Juniors riuscì a portarlo in Italia. E ancora: nel Salento, dove conobbe sua moglie Marta, trovò un certo Zdenek Zeman. Lecce gli aprì le porte di Roma e della Lazio. «Simpatizzavo per i biancocelesti già in Argentina, dato che la squadra aveva gli stessi colori della Seleccion e tanti argentini erano stati laziali. In Puglia, Gregucci e Zeman mi parlavano spesso della Lazio. In realtà però arrivai a Roma fra lo scetticismo generale. L’ambientamento non fu semplicissimo». All’Olimpico seguirono luci e ombre, complice un rapporto a tratti burrascoso con il presidente Claudio Lotito che arrivò perfino ad escluderlo dalla rosa. Poi l’arrivo di Vladimir Petkovic. «Nei miei anni alla Lazio ho provato ogni tipo di emozione. Momenti belli, molto belli, brutti e bruttissimi. Con il club e la sua gente ho sempre avuto un rapporto sincero. Di amore direi. E direi che sono stato contraccambiato: me ne sono accorto in questi giorni di ritiro. La squadra attuale mi piace davvero tanto. È consapevole di avere mezzi e qualità. Può raggiungere obiettivi importanti con Inzaghi in panchina». Quindi il giudizio su Petkovic e Zeman: «Vlado ci ha regalato la vittoria più importante, quella contro la Roma in finale di Coppa Italia (26 maggio 2013, ndr). È stato il mio allenatore per quasi due anni. Un periodo intenso, mi piaceva come lavorava sul campo e sono felicissimo di averlo rivisto a Lugano. Zeman invece mi allenò a Lecce, ma non riuscimmo mai a legare oltre alle vicende calcistiche».