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Lazio, Leiva: «Al Liverpool non ero più felice, qui è tutto fantastico»
Lucas Leiva si è raccontato in un lunga intervista tra il passato nel Liverpool ed il presente alla Lazio
L’esperienza alla Lazio è totalizzante e stimolante, ma il passato a Liverpool non può essere cancellato con un colpo di spugna. Dieci anni coi Reds pesano ancora nel cuore di Lucas Leiva, ospite della trasmissione Legends in Lockdown, ideata proprio dal canale televisivo del Liverpool. Ecco le sue parole:
«Ovviamente il Liverpool ha vinto la Champions ero molto felice. Mio figlio, la mia famiglia… ora siamo tutti tifosi dei Reds. Vincere la Champions League è un grande risultato e ne sono stato davvero contento perché a Liverpool vivono tante persone con cui sono ancora in contatto e a cui tengo molto. Certo, pensi sempre: ‘Se avessi aspettato ancora un anno… ‘. Ma, a dire il vero, non ero felice. E quando non sei felice non ha senso continuare. Ad essere sincero, è meglio vedere il Liverpool vincere da fuori. Quando lo fa, sono contento come se ancora giocassi con quella maglia. Posso dire di aver vinto la Champions come tifoso».
LAZIO – «È stata una nuova sfida per me. La Lazio mi ha accolto a braccia aperte e mi ha dato molte responsabilità quando sono arrivato, perché venivo dal Liverpool ed ero colui che avrebbe dovuto portare esperienza alla squadra. Da quando sono qui abbiamo vinto tre titoli, ora siamo secondi in campionato e tutto è stato fantastico, a dire il vero. La mia famiglia si è stabilita molto bene a Roma, il tempo è meraviglioso. Quindi, dal giorno in cui sono arrivato, ogni cosa è andata per il verso giusto e ne sono davvero felice. Come ho detto, volevo giocare, mostrare quanto valessi affrontando una nuova sfida. E sono stato in grado di farlo, quindi anche questo è molto importante».
KLOPP – «Ho imparato molto da lui. Mi ha anche fatto giocare come difensore centrale: non è che la cosa non mi piacesse, ma non è la mia posizione. Però ho imparato che quando lavori duro devi essere paziente. La mia carriera a Liverpool è sempre stata così: pazienza, provare e riprovare, continuare a lavorare duro e non mollare. Con Jürgen è sempre stato lo stesso. Mi ha trattato con rispetto, soprattutto quando era il momento che io me ne andassi, è stato davvero bravo. Mi ha dato fiducia e la libertà di scegliere di trasferirmi in Italia. Siamo ancora in contatto, ci messaggiamo. Ho imparato tanto da lui ed è un uomo molto aperto e onesto, anche questo importantissimo».