2013
Lettera dal 1900: la tradizione è nobiltà
Goffredo Lucarelli era ‘Il Tassinaro’. Se n’è andato oltre un anno fa, a 67 anni, lasciando enciclopedie di miti e leggende sul suo conto, tramandate oralmente dai tifosi come ai tempi dell’Antica Grecia. Pare che, negli anni ’80, avesse parcheggiato un carro funebre nei pressi dello stadio (alcune versioni riportano a Catania, altre ad Ascoli). La Lazio giocava in trasferta, e il… ‘cliente’ non aveva certo fretta di concludere l’ultimo viaggio.
Lucidio Sentimenti IV era ‘Cochi’, quarto di cinque fratelli calciatori. Giocava in porta, ma non disdegnava i calci di rigore. Nel 1951/52 si prese l’incarico di calciare dal dischetto contro la Juventus, i cui pali erano difesi da suo fratello Arnaldo. “Non metterci la mano perché te la spacco!”, gli intimò prima di tirare. Segnò, e i due non si rivolsero più la parola per anni.
Don Antonio Lisandrini era un frate, attivo nella diffusione del Verbo di Dio anche in tv. Biancazzurro fino al midollo, chiaramente. A San Siro, in un Milan-Lazio in cui i rossoneri erano in vantaggio, raccontano che si fosse alzato in tribuna, gridando: “Nebbia, scendi!”, tra il curioso stupore degli spettatori al suo fianco. Tempo due minuti e la partita dovette essere sospesa per la cortina appena scesa sul campo.
Tommaso Maestrelli era ‘Il Maestro’. Conquistato lo Scudetto, fu invitato a cena dall’Avvocato Agnelli. Era in imbarazzo, ma fu l’Avvocato stesso a metterlo a suo agio, elegante e cordiale. Quindi la proposta: Maestrelli e Chinaglia a Torino, in maglia bianconera. Il Maestro prese qualche momento. “Avvocato, nel calcio ci sono ancora persone che sposano una bandiera”, disse in suo aiuto Renato Ziaco, medico sportivo e grande amico dell’allenatore, compagno di quella sera. “Non posso abbandonare proprio adesso i miei ragazzi”, incalzò Maestrelli. L’Avvocato convenne, con una nota di rammarico: “Capisco. Vuol dire che aspetterò”.
Giorgio Chinaglia era ‘Long John’. Il 2 dicembre 1976, stella dei Cosmos, prese il primo aereo da New York. Tornò a Roma, alla clinica Paideia. Le ultime forze stavano abbandonando Maestrelli. Quando lasciò la camera, le lacrime di un figlio, più che di un calciatore, gli rigavano il volto. “Se ne sta andando un uomo grandissimo. Un padre per tutti noi giocatori. E per tanti tifosi”.
La storia della Lazio si costella di tradizioni. Racconti di uomini del Novecento. Persone che hanno vissuto la guerra; persone che messo questi colori di fronte al lavoro, agli affetti, alla Fede; rifiutato un’offerta dell’Avvocato; e molto ancora. Oggi due di queste storie riposeranno insieme. Il Maestro e Long John, l’uno al fianco dell’altro, nella Cappella di famiglia Maestrelli. Gli anni non sbiadiscono i ricordi, in casa Lazio. La tradizione regala a un popolo il sapore agrodolce della memoria. La tradizione, dal 1900, è più forte che mai. Grazie a questi uomini. Grazie a tutti noi.