2013

Lettere dal 1900: Gubbio 2.0

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Stipati in un autobus, eravamo una cinquantina. “Si parte con Enza (mitologica figura, ndr), andiamo a Gubbio!”. Alle 15:00 pronti, partenza, via. Stop, neanche due chilometri. “Due tifosi sono arrivati tardi, tocca aspettarli”. Malumore, ci mettono mezz’ora. Salgono paonazzi. “Daje, sbrighiamoci, che ‘sta finale ce la perdiamo!”. Qualche tappa in autogrill per spezzare le quattro ore abbondanti. Stupende cassiere in provincia di Perugia. Flirt del tempo di un panino. Dai, si riparte: c’è la Lazio.

Ci siamo. Facciamo la storia, ragazzi! E’ il 9 giugno 2012, c’è l’Inter. Ogni tanto amica. Dai che c’è Zampa, c’è quel campioncino di Barreto, ci sono Sani e Onazi! L’entusiasmo è da trasferta dei grandi, gli improponibili personaggi quelli delle belle occasioni. Quelle per cui ti presenti allo stadio tutto caruccio, pulito e pettinato. Fischia, arbitro! C’è la Lazio! Sbrigati!

Il ritmo della Curva Nord trapiantato sui gradoni d’acciaio del Pietro Barbetti. Questa Primavera piace, eccome! No, fermi tutti. Zampa la fa grossa. 1-0, ti si stringe in gola quel nodo che solo l’ovazione dall’altra parte del campo ti può dare. Un’esultanza che preme e ti annulla, come un vuoto d’aria. Fa niente, ripartiamo.

C’è l’intervallo. No; c’è il pareggio. E bravo Barreto, facci sgolare. Ha un buon sapore, questo Scudetto. Quindici minuti sopra le nuvole, corona di quattro ore di curve e autogrill. Senti il biancoceleste liquido, nelle vene. Vene che si gelano: 2-1, 3-1. Non può finire così. Basta crederci. Onazi accorcia, sembra un gol all’Olimpico. Sono minuti di recupero da Capitale. Triplice fischio. Sguardi vacui in campo. Ruggito sugli spalti: orgoglio, forza, siete (siamo) arrivati fin qui!

Abbraccio simbolico, di quelli che ti sciolgono il maledetto nodo dell’argento. Tifosi e giocatori: c’è solo l’orgoglio per il bianco e il celeste. Non finirà qui, lo sappiamo. Era Gubbio 1.0, questa. Chiusa alle tre di notte, tra le strade di Roma, con la testa alta dei vincenti. Benvenuti al preludio di uno Scudetto. Dodici mesi fa, la prima pietra, l’avevamo costruita così. Perché tutto è cominciato quella notte. Benvenuti, campioni d’Italia.

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