“Non fate cazzate”: questo uno dei commenti dei tifosi su Facebook, dopo il capolavoro di pubblico di domenica. Di quanto successo sugli spalti in Lazio-Sassuolo ha parlato la stampa di tutto il mondo, dimostrando per l’ennesima volta a chi ne avesse bisogno che l’amore per la Lazio c’è, è cuore pulsante. Incredibile come in Italia si faccia fatica ad accettarne l’esistenza, mentre il resto del pianeta le dedica fiumi di inchiostro. Una situazione a noi nota, ma che non svilisce il nostro amore, anzi; lo fortifica. Ne gonfia il petto di orgoglio. Meglio non essere riconosciuti da una stampa cieca, interessata per definizione. Bisogna esser fieri, in Italia, di occupare solo qualche trafiletto di tanto in tanto sulla carta, o servizi di 90 secondi nei programmi dedicati. Perché non è questo il Paese che può insegnare la coerenza calcistica. Vorreste davvero essere trattati alla stregua delle nostre rivali, salvo non meritare un rigo sulle testate d’Europa e d’America, salvo mercificare il vostro onore in virtù della celebrità tra gli strilloni? Tra le due, l’una. Io mi tengo il silenzio di chi “Nemo propheta in patria” e me ne vanto.
Di che cazzate si parla, dunque? Di uno spettacolo che corre sugli equilibri. La reazione di Lotito è stata mediaticamente importante. Basterebbe un nonnulla, un gesto sbagliato da parte di un singolo laziale, per rovinare quanto di bello fatto all’Olimpico. “Gira il numero di Lotito, tempestiamolo di messaggi!” – “No. Non fate cazzate”, esortano in tanti. E hanno ragione: comunque la si pensi su Lazio-Sassuolo, comunque la si pensi su Lotito. Esiste una corrente di laziali che lo supporta e va rispettata, perché siamo tutti mossi dall’amore per questa squadra. C’è chi vede in lui un grande Presidente, ma ostracizzare queste persone sarebbe né più né meno quello di cui viene accusato Lotito stesso. Qui non si cerca di eliminare una persona e ogni suo adulatore, perché non siamo in guerra. Qui si cerca di cambiare corso, il che implica cambiare Presidente. I tifosi restano. Punto.
Non rovinate quel delicato spettacolo, gioiello del tifo al tempo del calcio moderno. Ora si parla di disertare lo stadio per l’Atalanta, poi di tornare a riempirlo per il Milan. Non so cosa succederà. Ma un tifoso quel giorno, durante l’intervallo, mi ha inciso in anima e in carne il suo pensiero, di cui oggi vi faccio messaggio: “Sono tornato stasera dopo anni. Non ero più venuto allo stadio per disprezzo verso Lotito. Oggi sono emozionato, ho le lacrime di un bambino. Ma non tornerò più finché ci sarà quell’uomo. Lui non è il mio Presidente”.
Matteo Torre – Lazionews24.com