2014
Lettere dal 1900: La paura del laziale
Niente descrive il tifoso laziale meglio della parola “cautela”. Con Claudio Lotito a questa si è aggiunta la paura. Spiego: quando le cose vanno male, vanno male. Le critiche son quelle, i malumori quegli altri. Succede in ogni squadra. Nella Lazio però scatta una molla quando arrivano i risultati, e a rimetterci è il tifoso. La Lazio chiude una seconda metà di 2013 fallimentare con una sconfitta a Verona? Si parla di grandi acquisti a gennaio. Se poi però Edy Reja inanella risultati utili consecutivi, e addirittura ottiene la vittoria al 90′ a Udine, allora il tifoso laziale, subito dopo la gioia, viene pervaso da un terribile pensiero: “Ecco, adesso Lotito dirà che questa vittoria dimostra che la squadra è perfetta e non serve altro”.
E’ questo che non può essere tollerato e non potrà esserlo mai. E’ un’ingiustizia che la società debba usare a pretesto i buoni risultati per dichiarare insistentemente e presuntuosamente che la rosa non debba essere modificata. Non è giusto mettere i tifosi di fronte alla scelta: “o perdiamo e cambiamo le cose o finché vinceremo andrà bene così”. Questa è la Lazio, e le migliorie da apportare alla squadra non devono dipendere dai risultati recenti. La squadra va migliorata a prescindere, perché anche il Barcellona e il Real Madrid fanno mercato.
Invece no. Il tifoso laziale deve avere paura. Deve avere paura di vincere a gennaio perché sa che potrebbe essere il biglietto dorato della società per non intervenire a dovere. Vi ricordo che i nostri mancati interventi hanno permesso all’Udinese di andare a far danni in Europa per tre stagioni consecutive. Vi ricordo che ci sono squadre che viaggiano a livelli molto più alti della Lazio e che stanno operando acquisti di prim’ordine, come se dovessero invertire una rotta che è invece vincente. Vi ricordo che l’aver preso Antonio Candreva ha permesso alla società di farne la sorda risposta a ogni critica su Honda, su Nilmar, su Felipe Anderson, su Quagliarella, su… basta.
Questa è la Lazio, e vincere è semplicemente obbligatorio. Il mercato deve essere di prima crema. Il mercato deve essere fatto per lottare per lo Scudetto (dato che per ambire a una posizione bisogna lottare per quella ad essa superiore: la Roma punta la Champions League e lotta per lo Scudetto, l’Inter punta l’Europa League e lotta per la Champions, e così via). Lo stillicidio, prima o poi, straborda.