2013
Lettere dal 1900: Laziali bastardi
“La nostra polizia non ha avuto modo di negoziare, è stata costretta a usare la forza“. – Mark Dzialoszynski, capo della Polizia polacca.
“…Che i detenuti e i teppisti condannati…” – Radoslaw Sikorski, Ministro degli Esteri polacco.
“I tifosi laziali si sono comportati in modo aggressivo, causando scompiglio anche tra i cittadini, poi hanno attaccato la polizia […]. Spero non sia un caso diplomatico: in questa situazione non c’è nessuna straordinarietà“. – Wojciech Ponikiewsky, Ambasciatore polacco a Roma.
“Ho contattato telefonicamente il Ministro degli Esteri Emma Bonino per conoscere la situazione dei 107 cittadini romani trattenuti a Varsavia. Il Ministero mi ha fornito notizie confortanti sulle condizioni dei tifosi della Lazio, oltreché rassicurarmi sul fatto di aver attivato ogni procedura per favorirne il rientro a Roma nelle prossime ore“. – Ignazio Marino, Sindaco di Roma, due giorni dopo i fatti di Varsavia.
“Ai ragazzi sono stati fatti firmare dei documenti interamente in polacco: gli è stato detto che ci fosse scritto che avrebbero avuto un processo breve e sarebbero stati liberati, ma in realtà erano assunzioni di responsabilità in cui si rinunciava alla difesa legale. Si sono svolti otto processi contemporaneamente, interamente in lingua polacca, con un solo traduttore assegnato dal tribunale e senza alcun funzionario dell’ambasciata presente in aula”. – Tifoso 1 sottoposto a fermo a Varsavia.
“Un ragazzo presente a Varsavia mi ha accusato di averlo preso in giro, definendomi disinteressato alla vicenda? Non ho mai incontrato questo signore. Continueremo ad aiutare i ragazzi in carcere, come facciamo da giovedì scorso“. – Riccardo Guariglia, Ambasciatore italiano in Polonia.
“(I ragazzi) non hanno sempre da mangiare. A volte solo la mattina…“ – Amica di un tifoso in carcere.
“Cibo e acqua? Da bere c’era l’acqua del bagno”. – Tifoso 2 sottoposto a fermo a Varsavia.
“Ho sentito mio figlio al telefono, era spaventato. Gli stavano togliendo il cellulare. L’hanno fermato sostenendo che abbia commesso un reato, ma non ci vogliono dire quale. Mio figlio è della Roma, era andato in vacanza con amici della Lazio, non con i club. Ha un lieve handicap, non sente bene, e forse non capisce tutto ciò che gli viene detto. Non sappiamo di cosa sia accusato“. – David D’Ario, padre di un ragazzo sottoposto a fermo a Varsavia.
“Nel punto d’incontro c’erano persone tranquillissime: donne, bambine, ragazze. Tutte sono state portate in caserma. In inglese ci chiamavano ‘italiani merde’, ci dicevano ‘ora vi facciamo il bunga bunga come Berlusconi e vi buttiamo in carcere’“. – Tifoso 3 sottoposto a fermo a Varsavia.
Basta. Sto raccogliendo materiale sparso per compilare Lettere dal 1900, ma adesso basta.
Perché se i virgolettati disgustosi da riportarvi sono ancora tantissimi, forse di più sono le reazioni del popolo italiano alla vicenda.
Soltanto nelle ultime 24-48 ore, sui social network e nella politica italiana, ci si muove in favore dei ragazzi incarcerati in Polonia. Vi siete dimenticati cosa sia successo tra giovedì e domenica? Io no. Ricordo perfettamente le sfilze di commenti alle notizie che ho riportato, notizie della risma di quanto vi ho elencato qui sopra.
Tanti italiani stanno godendo. Godono perché i tifosi laziali devono soffrire. Godono perché la Lazio non dovrebbe esistere. Godono perché i laziali sono tutti fascisti violenti che vanno allo stadio coi coltelli e le asce. Godono perché un laziale buono è un laziale morto. Godono.
Laziali bastardi, non mollate un centimetro. Meglio un giorno in una galera polacca che una vita nei panni di un infame.
Avanti, ragazzi. Il domani è vostro. Il domani è dei bastardi.