Lettere dal 1900: non obiettivi, ma obblighi

 Il sesto posto vale l’Europa League, grazie alla Fiorentina. Ieri sera è stata scongiurata una catastrofe calcistica: l’Udinese in finale di Coppa Italia. Bene così. Oggi la Lazio è a quattro punti da quinto e sesto posto, e a quindici dal terzo: la riprova che è un campionato diviso per categorie. C’è chi gioca una Serie A, chi un’altra. E questa Lazio deve giocare l’altra, purtroppo. Ma atteniamoci alla realtà.

L’Europa League non è un sogno, né un semplice obiettivo, ma un obbligo per questa squadra. Tolte le trasferte con Fiorentina, Napoli e Inter, tutte le altre partite importanti saranno giocate allo Stadio Olimpico. Parlo di scontri diretti per le zone nobili della classifica, come Lazio-Parma, Lazio-Torino, Lazio-Verona. Come ogni anno negli ultimi quattro, la Lazio ha totalmente in mano il proprio destino. In queste condizioni non centrare la qualificazione, indipendentemente dagli arbitraggi e dagli episodi, sarà esclusivamente colpa di questa squadra e di questa società. Vietate le attenuanti.

Scopriremo Kakuta, un’operazione Candreva. Se anche lui saprà risvegliare il talento da una carriera sonnolenta, avremo in mano un diamante a prezzo stracciato. Difficile cavare granché da Postiga: potrebbe sì dire la sua, ma il Valencia lo ha semplicemente scaricato a Roma per far spazio a un nuovo corso che vanta giocatori come Edu Vargas e Nico Otamendi. Non a caso l’era Pizzi ha già visto i Pipistrelli battere il Barcellona al Camp Nou, per dire. 

Anche l’ultima giornata sarà casalinga: Lazio-Bologna. Per allora i giochi dovrebbero essere fatti, in un senso o nell’altro. Lazio, ma di cos’altro hai bisogno per entrare in Europa? 

P.S.: Non esisteranno scuse in caso di eliminazione contro il Ludogorets. L’Europa è un obiettivo perché bisogna saperla onorare. Altrimenti saremmo l’Udinese. Reja, nelle Coppe non sei mai stato l’allenatore visto in Serie A. Dimostra di essere cambiato.

di Matteo Torre (Twitter: @torrelocchetta)