2014

Lettere dal 1900: Non scherziamo

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Esistono due tipi di tifosi a Roma: l’enfatico e il prudente. In linea di massima i laziali sono prudenti, schivi, diffidenti come felini. Dietro una vittoria, un colpo, un buon periodo, c’è sempre la diffidenza che si nasconda lo scotto da pagare. Risvolti pratici: con Reja i risultati di campionato sono migliorati, ma c’è il rimpianto per lo strepitoso ruolino di marcia di Petkovic nelle coppe. “Che ci qualifichiamo a fare in Europa se poi Reja esce per concentrarsi sulla qualificazione dell’anno successivo?”, si sente dire. E ancora: “Klose oggi ha segnato, ma ha settantamila anni”. Klose ha fatto schifo, ha settantamila anni”. Ma come dimenticare il cuore del discorso: “Marchetti via subito, vuole essere ceduto, c’ha fatti uscire, scandalo, è diventato un bidone, Berisha a vita. Ah, ma con la Fiorentina s’è riscattato, allora ok, teniamocelo per ora”.

E’ una schizofrenia che fa solo del male. Intendiamoci: la cautela è cosa buona, ma gli ultimi dieci anni hanno imbottito il tifoso laziale di timori – perlopiù leciti, ma per il resto nocivi. Nessun altro, se non un laziale, sognerebbe di gettare la croce addosso a uno dei migliori portieri al mondo da quando è arrivato a Roma. Bisogna tenere sempre a fuoco gli obiettivi, perché è in casi come questi che la prudenza si trasforma in paranoia. Se anche fosse stata colpa di Marchetti col Ludogorets – e ne dubito, – state parlando del principale artefice di ogni risultato della Lazio dal suo arrivo. Prendete in esame anche le vittorie più semplici e troverete quasi sempre almeno un intervento decisivo di Marchetti a risultato ancora non ottenuto. Per favore, quindi. Per favore.

Ah, per inciso. Su Reja e Klose, in effetti, è così. La prudenza non sempre è paranoica. Purtroppo.

Matteo Torre – Lazionews24.com

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