2013
Lettere dal 1900: quanti anni hai?
Non è una Lazio per giovani, ad oggi. La media d’età è vertiginosamente alta, e la nuova stagione metterà un altro anno sulle spalle dei tanti ultra-trentenni in rosa. Il mercato, si dice, servirà a ringiovanire (ma in primo luogo a rinforzare). Forse non tutti ricordano che ai nastri di partenza, due anni fa, si diceva che la Lazio fosse costruita per vincere subito. Era la squadra con Klose e Cisse coppia d’attacco titolare. Mi echeggiano in testa i verdetti dei giornalisti di quel tempo. “Vincere subito”: della serie, o quest’anno o smantellamento.
Sono passate due stagioni e la Lazio si è messa a giocare bene, a vincere una Coppa Italia, e a non ‘svecchiare’. Cisse non c’è più, Klose resiste. Questa squadra – pressoché la stessa del 2011/12 – è ancora tra le più quotate in Italia e non solo. Eppure doveva essere un organico da una botta e via…
Parliamo di mercato. Perea è un 1993, Novaretti di certo no. Stesso dicasi per Biglia. Ancora acquisti alla soglia dei trent’anni… ma fermiamoci un attimo: chi se ne frega? Si dice che un calciatore non debba superare di troppo i famosi 30 anni. Perché, che succede? Ogni essere umano ha un diverso orologio biologico. In generale, per tracciare una statistica, è giusto dire che sia meglio prendere giocatori di massimo 25 anni. Ma non esiste un’età in cui scatta automaticamente il declino calcistico. Non tutti sono Biava e non tutti sono Nakata. Ognuno ha i suoi bioritmi, e la carta d’identità è solo uno strumento per farsi un’idea di massima. Poi sta alle capacità innate. Quelle non si piegano all’anagrafe.
Mi sta bene che la Lazio acquisti giocatori forti e capaci di rendere per 3-4 stagioni, perché è quello lo scopo: non stiamo cercando undici bandiere, ma elementi che siano in grado di garantire un ottimo rendimento per un ciclo calcistico. Se un difensore è di prim’ordine dopo i 30 anni, allora prendiamoli tutti dai 32 in su. Qual è il problema? Che non giocheranno dieci anni? Ce ne faremo una ragione.
Ciò non toglie un aspetto essenziale per una grande squadra: punti di riferimento per più di un ciclo. Giocatori su cui contare in tempi di vacche grasse e magre, mai scalfiti dai tempi. Se un Perea o un Onazi può diventare il tuo porto sicuro, allora ti sei garantito un ruolo per quindici anni. Ma puntare a farlo per tutti gli undici titolari è ridicolo, populista, volgare. Guardate cos’è successo a quegli altri col “progetto giovani”… Viva l’equilibrio. E attenti alla carta d’identità solo per un motivo: se 9/11 dell’organico hanno almeno 5 anni in più della generazione 1990, questa come farà a inserirsi nel gruppo? Facciamo largo ai giovani, dunque. Ma non stracciamoci le vesti alla ricerca del primo pelo. Con l’estate che incede, d’altronde, il discorso è sempre quello: occhio agli anziani e ai bambini. Oggi ci sono, domani chissà.