2013
Lettere dal 1900: Vae victis
“Tutto lo stadio seguì in silenzio quei quindici, interminabili minuti: chi cantando, chi pregando, chi incapace di staccarsi dalla radiolina, chi profetizzando il pareggio e poi la vittoria della Juve negli ultimissimi minuti, chi sostenendo che Collina, se proprio non avesse voluto concedere il solito rigore di circostanza, avrebbe magari sospeso la partita, cancellando bruscamente ogni illusione.
Ma l’arbitro viareggino non aveva alcuna intenzione di rischiare la propria onorata carriera per far regali a chicchessia e quando ormai iniziò il recupero nessuno tra i calciatori e i tifosi temeva più la beffa finale: alla peggio si sarebbe giocata la bella, e io quasi lo avrei desiderato, respingendo il dono fattomi dalla sorte. Non certo per “troppa grazia” ma solo perché, convinto com’ero che la mia Lazio in quel momento avrebbe distrutto la Juve, avrei voluto assaporare più a lungo quel trionfo.
[…] E poi fu il momento dell’urlo liberatorio, della gioia sfrenata, dei festeggiamenti tanto più travolgenti quanto più spasmodica e sofferta era stata l’attesa.
La Polisportiva Lazio era nata il 9 gennaio 1900, esattamente quarant’anni prima di me, e il programma della celebrazione del centenario non poteva concludersi nel modo migliore: dopo la fantastica serie di trofei conquistati negli ultimi due anni era arrivato il secondo scudetto della storia della gloriosa società. E quale teatro poteva essere più adatto per i festeggiamenti del Circo Massimo? Lo spettacolo di quei centomila e più laziali ebbri di felicità mi commosse, rendendomi finalmente consapevole che avevamo compiuto qualcosa di grande, qualcosa che sarebbe rimasto nella storia.
[…] Mi compiaccio inoltre che anche in questa occasione la Roma abbia mostrato di apprezzare le nostre idee, visto che l’anno successivo ha festeggiato a sua volta la conquista del suo terzo scudetto proprio al Circo Massimo”.
“Il popolo romano, quando sa accantonare l’arroganza e addolcire il suo dialetto, risulta generalmente simpatico, soprattutto quando si lascia andare a battute salaci in grado di strappare un sorriso anche alla vittima”.
– Sergio Cragnotti, “Un calcio al cuore”. Fazi Editore, 2006.