2013

Lettere dal 1900: vi spiego questa Lazio

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Bando all’introduzione. Spezzerò qualche cuore, ma ecco cosa va scritto dopo la Supercoppa.

La formazione: Il calcio è una scienza. L’organico della Lazio, matematicamente, non può perdere 4-0 contro la Juventus. Eppure è successo. Due registi a centrocampo, un fantasista sulla trequarti, due esterni offensivi. Dov’erano gli incontristi? Non c’era un solo giocatore in campo che avesse le caratteristiche per recuperare palloni, spezzare il gioco avversario, coprire. Infatti la Lazio è stata presa a pallonate in contropiede, perché nessuno può aspettarsi le coperture di Ledesma e Biglia, due camminatori, due registi. Onazi, Gonzalez, Cana: nessuno preso lontanamente in considerazione. I risultati dipendono interamente dagli undici in campo, e il pallone per superare Marchetti deve prima passare da altri dieci giocatori. L’unico che ha tentato di coprire è stato Candreva, ma il ruolo gli impediva di fare di più. Puoi essere il Barcellona, ma se schieri cinque Xavi prenderai una sonora batosta. E noi non ne abbiamo uno, di Xavi. Però si è preteso di crederci. Si è preteso di credere che bastassero i palleggiatori per nascondere il pallone ai campioni d’Italia, schierati con un regista di caratura mondiale e due centrocampista tuttofare. E’ solo questo. Non serviva una scienza. Perché il calcio è una scienza.

Petkovic: Avere talento e non sfruttarlo equivale a non avere talento. Non è la prima volta che la Lazio perde sonoramente sotto la guida di Petkovic. Catania-Lazio 4-0. Napoli-Lazio 3-0. Juventus-Lazio 4-0. Scuse e promesse di guardarsi in faccia non nascondono che l’allenatore è recidivo. Questa squadra non può permettersi di essere sconfitta in maniera umiliante ciclicamente, ogni 3 o 4 mesi. La partita è stata persa in due momenti: quando ha scelto l’undici iniziale e all’intervallo. In primis perché ha schierato soltanto i senatori dello spogliatoio, più un centrocampista mediaticamente importante come Biglia: male, perché così le formazioni sanno farle anche i tifosi. Serviva un Onazi, un Gonzalez o un Cana, come detto. Pazienza se non fosse sceso in campo un nuovo acquisto. C’è una stagione per sperimentare, non una partita del genere. In secondo luogo Hernanes era lontano dalla sufficienza, e sostituendolo al 45′ per un incontrista non sarebbe arrivato neppure un altro gol. Ma le sostituzioni sono arrivate sul 4-0, quando una squadra di calciatori offensivi e/o registi si era rovesciata in attacco per cercare il pareggio, dimenticandosi di coprire. Petkovic, è inutile metterci la faccia se lo stesso scenario si ripropone ogni 3 o 4 mesi, ripeto. In ogni mestiere si parla coi fatti, e il calcio non è da meno.

Lichtsteiner: Chi lo insulta, chi lo comprende. E’ una questione che corre sul bordo: a mio modo di vedere è stato eccessivo anche per i consueti comportamenti di Lichtsteiner, ma è pur vero che ha sempre esultato dando le spalle alla Curva Nord, quindi non mancandole direttamente di rispetto. Se vuole festeggiare un trofeo della sua squadra non gli può essere impedito: il calcio è professionismo. Ciò non toglie la ferita per i tifosi della società che lo ha preso da perfetto sconosciuto e ceduto alla Juventus. 

I tifosi e il 26 maggio: I romanisti sono tornati al calcio dopo mesi di improvvisa passione per il basket. Ma non è un buon motivo per comportarsi come loro. Ho letto reazioni del tipo: “Noi siamo qui perché ve l’abbiamo alzata in faccia”. Ancora? Ma quanto credito si deve dare a quella partita? Era una questione di supremazia cittadina, non ha nulla a che vedere con le ambizioni di grandezza della Lazio. Questa squadra ha fatto un buco nell’acqua di proporzioni enormi. E attaccare i tifosi della Roma significa giustificare la propria prestazione. Loro pasteggiano soltanto sugli avversari feriti, come di consueto. I laziali possono sì replicare, ma ieri sera il 26 maggio era una questione di alcuna importanza. Quella Coppa è già vinta, la storia ha già detto quale sia la squadra regina della Capitale. Ora, per voler essere una grande, bisogna pensare a non perdere 4-0 all’Olimpico. Queste sono le vere figure da romanisti. E un laziale non può e non deve comportarsi da romanista.

Ora si parla di altri acquisti. Non è quella la questione. Questa squadra deve smetterla di presentare lo stesso asprissimo conto ai suoi tifosi a quasi ogni appuntamento importante. Bisogna vincere. E vincere passa da una fame che questa Lazio, schierata in questo modo, non potrà mai avere. Se in un certo momento occorre togliere Hernanes e Klose, Hernanes e Klose devono andare in panchina immediatamente, al di là del nome che portano. Questa deve essere l’unica mentalità. Così ragiona Antonio Conte, che vi piaccia o no.

Non deve esistere alibi, quando si scende in campo. Fuori è un’altra storia. Ma in campo il 26 maggio se lo devono scordare. Come i tifosi della Lazio cantavano una volta: “Sveglia, il derby s’avvicina”.

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