2013
Lettere dal 1900: We always sing the loudest
“I tifosi del Leeds erano uomini burberi dello Yorkshire, con la reputazione di giocare sporco. I tifosi del Chelsea, invece, erano gli imbroglioni di Londra, sempre attenti alla moda. Mentre quelli del Leeds bevevano tè e giocavano a carte, quelli del Chelsea andavano in giro a ubriacarsi e rimorchiare ragazze. Ma quando veniva il momento di scendere in campo – la guerra era dichiarata”.
Lazio e Chelsea; biancocelesti e Blues. Il Chelsea è Beatles, il Leeds è Rolling Stones. La Lazio è i ragazzi di Roma, sempre attenti alla moda. Mentre gli altri erano la Milano da bere, i mille culure, il giallo e il rosso di borgata, i biancazzurri erano la scarpa giusta, il boccale al pub, il tifo all’inglese: voce e mani. Le armi di calcio, d’amore e di confronti.
“Quand’ero un bambino non volevo altro che mio padre mi portasse al Bridge per vedere il Chelsea. Quel giorno io e lui, fianco a fianco nello Shed, chiamammo a gran voce i Blues, e il suo cuore era pieno d’orgoglio. Ora anch’io ho un figlio, e verrà allo Stamford Bridge per sostenere il Chelsea sino alla vittoria. Vestirà i gran colori, vestirà il Royal Blue – e vivrà per seguire il Chelsea e rinnovarne le vittorie”.
Il bianco e il blu vorranno sempre dire altro. Altro rispetto alle decine di Scudetti, altro rispetto alle piogge di milioni. Nelle loro accezioni di squadre di tutti e di nessuno. Il denaro non può comprare il tempo, non può dare memoria al luogo.
Negli anni della Capitale, resteranno i colori. I colori dei nostri padri. I colori dei nostri figli.