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Leva su Frattesi: «Appena arrivato alla Lazio c’era anche lui, lo chiamavo il “Guerriero”»
Leva su Frattesi: «Appena arrivato alla Lazio c’era anche lui, lo chiamavo il “Guerriero”». Le parole del primo allenatore del giocatore dell’Inter
Emiliano Leva, il primo ad aver allenato il centrocampista dell’Inter, Davide Frattesi, ha raccontato ai microfoni di calciomercato.com di quando il giocatore vestiva da giovanissimo la maglia della Lazio.
PAROLE– «Quello che sta facendo Frattesi in Nazionale non è niente di nuovo. Lui e Scamacca, erano tutti e due con me. L’ho avuto sempre nei giovanissimi, il primo anno era sotto età».
UN “GUERRIERO”– «Appena arrivato alla Lazio presi un gruppo di ‘99 nel quale c’era anche lui, erano tutti nuovi. Inizialmente faceva l’esterno di centrocampo, dopo qualche mese l’ho spostato in mezzo perché secondo me aveva una gran visione e tempi di gioco. Lo chiamavo il ‘Guerriero’. Non mollava mai, entrava in campo e correva dal primo all’ultimo minuto. Oltre alla tecnica di base, è stato questo fattore a fare la differenza. Alla fine di ogni partita mi piaceva avere un colloquio individuale con tutti i ragazzi, e quando facevo notare a Davide gli errori ogni tanto mi metteva il muso. Ma oggi sono sicuro che abbia capito quello che volevo trasmettergli ».
FEDE CALCISTICA E TRASFERIMENTO ALLA ROMA– «Che squadra tifava? Questo non lo so, ma posso dire che è sempre stato un professionista: alla Lazio ha sempre dato il massimo, poi è andato alla Roma e si è impegnato allo stesso livello. La Roma stava seguendo molti giocatori di quel gruppo, quando Davide ha compiuto 14 anni gli è scaduto il contratto annuale e la Lazio ha tentennato un po’ prima di rinnovarglielo per tre anni, così la Roma si è inserita e l’ha preso ».
ANEDDOTI SU FRATTESI– «Lui e Scamacca li facevo giocare quasi sempre insieme, erano legatissimi anche fuori dal calcio. Abitavano tutti e due nel quartiere Fidene, e spesso venivano al campo insieme accompagnati dai genitori di uno o dell’altro. Quando vincemmo un torneo a Formello stavano festeggiando tutti con la coppa in mano tranne loro: erano dietro, sullo sfondo, e anziché esultare parlavano abbracciati. Un episodio che mi fece arrabbiare? Durante un torneo in Svezia c’è stato qualche attimo di tensione: semifinale col Goteborg, siamo sotto 0-1; Scamacca pareggia, Frattesi segna il gol-vittoria su punizione. Intorno al campo non c’erano barriere, così per esultare andò almeno 50 metri fuori dal campo finché non mi arrabbiai dicendogli che l’arbitro stava aspettando lui per far riprendere il gioco. Però, mi ricordo anche un assist, in un derby con la Roma. Si è fatto tutta la fascia sinistra saltando un paio di uomini, poi l’ha messa in mezzo servendo un compagno che doveva solo appoggiarla in rete ».
PANE E NUTELLA– «Diciamo che erano in molti ad apprezzare la merenda con pane e Nutella prima delle partite, io li preferivo a patatine e Coca-Cola. Davide era uno di quelli che ne mangiava di più, ma visto quello che faceva in campo andava bene così. Un suo difetto? Portava troppo palla, era un po’ egoista perché aveva una tecnica superiore. A volte si faceva tre-quarti di campo saltando tutti palla al piede, altre finiva a terra perché arrivava un avversario più fisico. Negli anni è migliorato, oggi vedo che gioca molto di prima e sono felice di avergli dato qualche imput ».
BARELLA– «Ha fatto bene a rimanere in Italia, anche per un discorso di Nazionale. L’Inter ha fatto pressione e il giocatore ha dato apertura, era arrivato il momento di fare il salto in un top club e Inzaghi fa un gioco molto propenso all’attacco e agli inserimenti dei centrocampisti. Per me con Barella può giocare. Se Inzaghi trova l’equilibrio giusto due giocatori importanti come loro possono anche giocare insieme. Quanti gol può fare? Anche più di 10. Ha facilità d’inserimento e la tecnica che gli permette di fare gol. Gli faccio un grandissimo in bocca al lupo ».