2014

#LiberalaLazio, the day after: cosa resta della protesta

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Di Lazio-Sassuolo si parlava dalla sera del 31 gennaio, il giorno della chiusura del mercato. La cessione di Hernanes e il suo mancato rimpiazzo sono la goccia che fa traboccare il vaso: i tifosi laziali si mobilitano e sul web danno vita a #liberalalazio. Appuntamento fissato per la prima in casa dopo il derby. Detto fatto, dopo una propaganda durata un mese ieri all’Olimpico c’erano 40mila laziali contro Lotito, una manifestazione di dissenso senza precedenti che ha attratto anche l’interesse dei media nazionali, da sempre disinteressati alla Lazio.

LA REAZIONE DI LOTITO – Capire come abbia reagito Lotito è difficile, la sua reazione ‘ufficiale’ è stata quella che ci si poteva aspettare: “Prendo atto ma vado avanti, dietro questo movimento c’è una regia occulta che fomenta gli animi, la stessa che nel 2005 portò all’arresto di diverse persone. La Lazio non si vende: possiedo una quota inscalabile, cederò soltanto a mio figlio. Io sono un irriducibile, incarno il motto biancoceleste non mollare mai. L’era Lotito è ancora lunga”. Eppure il numero uno non può essere rimasto del tutto impassibile a quanto è successo: nelle sue consuete dichiarazioni, in cui ha rivendicato quanto di buono ha fatto per la Lazio in questi anni, c’era un velo di delusione. Chi come noi, per mestiere lo segue ogni domenica, non avrà potuto fare a meno di notarlo.

ASSOLUTA MAGGIORANZA – Lotito si sarà reso conto che i suoi contestatori non sono soltanto l’ormai celebre Sparuta Minoranza, ma come recitava lo striscione della Nord, l’Assoluta Maggioranza. E può star certo che non si tratta solo di contestatori fomentati da regie occulte, ma di gente delusa, gente stufa dei suoi modi di fare. Perché i problemi più grossi della gestione Lotito non sono principalmente la cessione di Hernanes o o gli acquisti sbagliati. Le cose che non vanno sono i proclami, sono le promesse non mantenute, un modo di fare arrogante e accentratore. Lotito sbaglia il modo in cui si pone con i media, con i tifosi, con le altre società (motivo principale del fallimento di tante trattative). Il laziale non si riconosce nel suo modo di fare vulcanico che lo ha trasformato quasi in una macchietta. Il suo è prettamente un problema comunicativo: forse gli servirebbe qualcuno che ne curi l’immagine, che lo aiuti, che lo consigli.

CORREGGERE IL TIRO – Resterà al timone il patron biancoceleste, non sarà di certo uno stadio intero che lo fischia a fargli cambiare idea. Lo conosciamo, è un osso duro, più lo si provoca e più si intestardisce. Lotito però non è uno stupido, anzi. Se sarà sveglio, capterà che l’ambiente è ormai saturo e che non può più fare passi falsi e lentamente (perché è inutile pensare che le cose cambino dall’oggi al domani). Dovrà correggere il tiro Lotito, altrimenti fare calcio nella Capitale (soprattutto con la Roma che va a tutta birra) diverrà per lui cosa impossibile. Il Laziale è stufo di vivacchiare, il Laziale vuole sognare. Al termine di questa stagione, che salvo sorprese è andata come tante altre, ci sarà una squadra da rifondare: Lotito sarà costretto a programmare l’immediato futuro. Se fallirà ancora la ragione sarà tutta dalla parte dell’Assoluta Maggioranza.

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