2014

Lotito chiaro: “Nei miei programmi non rientra la vendita della Lazio. I tifosi devono rispettarmi”

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Torna a parlare Claudio Lotito, nel momento più difficile e complicato per lui, al centro della contestazione della gente laziale. Il presidente biancoceleste ha risposto, sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, ad alcune domande inviate direttamente dai tifosi. Di seguito l’intera intervista riguardante passato, presente e futuro.

I tifosi hanno sempre torto? (da Greendesert)

«Si muovono su piani diversi, emotivi, passionali, vorrebbero sempre vincere, creano gli idoli e i soggetti colpevoli di domenica in domenica, secondo i risultati della squadra. Il presidente deve partecipare con i tifosi alle gioie ed ai dolori della squadra, ma deve anche mantenere la lucidità e la serenità per non farsi prendere né dall’euforia né dalla depressione. La Lazio è una società per azioni, con le incombenze, le necessità, i vincoli di una spa; per di più è società quotata in Borsa, per cui i vincoli e gli adempimenti alle normative sono raddoppiati. Il presidente non va solo alla partita la domenica a fare il tifo, ma deve provvedere quotidianamente a tutti gli adempimenti e le incombenze che una società con oltre 70 dipendenti richiede. A volte questi adempimenti impongono scelte, sacrifici, rinunce, che i tifosi non comprendono, limitandosi a vederne gli effetti, e, se sono negativi, a protestare. Si può dire che se il loro diritto è veder vincere la Lazio, hanno ragione; non hanno ragione se hanno anche il dovere di seguire la Lazio in tutte le sue problematiche sia sportive che societarie».

Alla luce di tutto quello che sta passando sulla sua pelle, dove trova la forza per andare avanti? (da stregoneria90)
«La mia forza è data da vari fattori: l’amore che ho sempre avuto per questi colori; la passione dei tifosi che nel corso della storia pluricentenaria del club si sono sacrificati per seguirla; la scommessa nella quale mi sono buttato nel 2004, allorché ho sfidato la situazione di allora e mi sono ripromesso di non far fare alla Lazio la fine del Napoli, fallito, della Fiorentina, fallita, e di tanti altri club. Sarebbe stato facile, allora, fare come i miei colleghi che hanno rilevato i colori dei club dal fallimento e che sono ripartiti da zero, senza debiti pregressi: io ho voluto scommettere che la Lazio poteva non subire una tale macchia, e ci sono riuscito. Certo mi si dice che è un risultato di gestione societaria e non sportivo, ed hanno ragione; ma intanto qualche risultato sportivo è arrivato anche in questi anni, ed altri ne arriveranno, perché il mio obiettivo è la vittoria dello scudetto, ma senza poi fallire».

Vedere sventolare in curva la bandiera con l’immagine di Cragnotti non le fa pensare che i tifosi siano troppo ingrati con lei, se si pensa che il suo predecessore, dopo lo scudetto, ci aveva portato al fallimento? (da stregoneria90)
«La Lazio ha la sua storia e Cragnotti ne fa parte: ha dato a questa società gioie e dolori, è rimasto nel cuore dei tifosi, che preferiscono ricordare le gioie e dimenticare i dolori. Ma Cragnotti è il passato, un passato che ha visto i tifosi versare in 2 anni centinaia di milioni di euro per salvare la Lazio, anche se poi la situazione è precipitata quasi fino al fallimento. Le gestioni precedenti costituiscono un modello che non è più al corrente con i nuovi tempi e le nuove regole del calcio europeo: non ci sono più i patron del secolo scorso, oggi le società devono marciare con i bilanci e le regole del fisco, e, per la Lazio, anche quelle della Borsa».

Non occupandosi lei anche degli aspetti tecnici della società, è il solo d.s. a compiere le scelte in questo ambito: non le sembra insufficiente legare questo aspetto cruciale alle idee di una sola persona? (da Luca)
«La Lazio è organizzata con ruoli specifici sia nel settore sportivo che in quello commerciale; io, come presidente, devo coordinare le varie iniziative, perché ne assumo la responsabilità e ne verifico la compatibilità economica e di bilancio. C’è il d.s. che cura la campagna acquisti, ma non lo fa da solo, bensì unitamente al mister, allo staff tecnico, anche al presidente. L’unico soggetto che decide da solo, in totale autonomia, è il mister, per le decisioni tecniche delle singole partite. L’acquisto di un calciatore è il frutto di un lavoro che dura mesi e mesi, fatto di ricerche, di esami di proposte, di conoscenze personali, di contatti con i procuratori e con gli osservatori. Ci sono persone che passano giornate intere a visionare video, a leggere i giornali sportivi mondiali; io ricevo una serie di proposte da osservatori e agenti, ma non ho mai deciso nulla da solo e mi sono sempre fidato delle valutazioni dei miei collaboratori. Se qualche scelta è stata sbagliata, e ve ne sono state, la colpa è mia, perché sono io che ho firmato il contratto. Ma, come si dice, “sbagliando si impara”».

Perché lei sembra essere sempre incavolato quando parla della Lazio? Non le piace essere presidente? (da hondarossa2003)
«Scherza? Essere il presidente della Lazio è il più bel titolo della mia carriera di sportivo e di imprenditore, oltre che di uomo. Però la mia presidenza è sempre stata travagliata. All’inizio perché avevo i creditori delle gestioni precedenti pronti a saltare addosso alla società: sono stato sommerso dalle istanze di fallimento, dai pignoramenti, dai decreti ingiuntivi di calciatori, fornitori, agenti e chi più ne ha più ne metta. Paradossalmente solo il Fisco si è comportato bene con la Lazio, rispettando la storia del club, i suoi tifosi, e dando alla società la possibilità di pagare tutto il suo ingente debito, circa 150 milioni. Poi è iniziata la guerra con alcune frange della tifoseria, le minacce, i processi, gli arresti, ed anche questo non ha contribuito a creare un clima sereno. La verità è che nel mondo Lazio c’è sempre qualcuno che ce l’ha con la Lazio. Io sogno ed inseguo un grande successo sportivo che porti tutto il mondo della Lazio a fare festa, e questo sogno diventerà realtà».

Ci dica il modo in cui intende riportare la Lazio a lottare in campo nazionale ed internazionale con i top team. (da user 9115499)
«Nel calcio italiano v’è la necessità di generare profitti con idee nuove, dando poi la possibilità ai singoli club di operare, a medio termine, investimenti che generino ricavi sostanziali, così da poter essere di nuovo competitivi in Europa. Per far fronte ad ingaggi oggi divenuti stratosferici i club, con il fair play finanziario, devono dotarsi di ricavi nuovi, non essendo sufficienti quelli dei diritti tv. Ed allora è necessario parlare di stadio, di strumenti che servono a consentire che intorno alla società di calcio si muova la vita quotidiana dei suoi tifosi. Il progetto dello stadio non è un affare di Claudio Lotito, ma un affare della Lazio, ed i tifosi devono appoggiarlo perché quello stadio diventerà la loro casa».

Quale è la sua strategia societaria? (da user 9115499)
«Quando ho preso la Lazio, non si riusciva a prendere nessuna decisione perché non si riusciva ad avere il numero legale per far funzionare l’assemblea. Poi la Lazio ha adottato il sistema dualistico, più snello e senza organi elefantiaci. Per avere un rapporto di osmosi coi tifosi la Lazio ha creato una radio, una tv, un giornale. Potenzieremo questi mezzi di comunicazione per avvicinare la società ai tifosi, ma invitiamo costoro a dialogare più intensamente con la società attraverso questi mezzi di comunicazione».

Come pensa di recuperare il rapporto con i fans? (da Gianluca Cugini)
«Il rapporto tra la tifoseria e la mia persona non è dei migliori: a me non fa piacere sentirmi insultare o minacciare per 90 minuti allo stadio, come non mi fa piacere vedere giocare i ragazzi in questo clima. I tifosi non avvertono con esattezza le conseguenze di una tale situazione: se vogliono un cambiamento nel rapporto tra me e loro, devono rispettare il presidente della Lazio, come io rispetto loro. La mia tenacia nel resistere alle pressioni dei creditori delle precedenti gestioni è la stessa tenacia che mi ha spinto a resistere alle minacce e che mi spinge a resistere alla campagna denigratoria di oggi. Non sono scappato allora e non scappo certo oggi. Ci si deve rendere conto che la Lazio ha bisogno di una guida e che non può essere lasciata in mano di chi non si sa: sono pronto a ricevere consigli, ma sono anche a difendere la Lazio dagli attacchi di chi pensa che il vuoto o il caos sia il clima migliore per impadronirsi della società. Ora rimane l’Europa League, e mi auguro che i tifosi siano vicini alla squadra per sostenerla con l’affetto che si meritano i ragazzi e per accompagnarla verso il traguardo sperato».

Dopo il trionfo in Coppa Italia aveva promesso di rafforzare la squadra e invece quest’anno dopo tante stagioni si subirà l’onta del sorpasso giallorosso. Non le è pervenuta nessuna offerta da potenziali acquirenti? (da Gianluca Cugini)
«Quest’anno tutto è andato storto. La Roma è partita più forte di noi ed è davanti a noi; pazienza, ci rifaremo l’anno prossimo. Nei miei programmi non rientra la vendita della Lazio, inoltre il mio progetto iniziale non è stato ancora realizzato e voglio realizzarlo. La mia aspirazione è di offrire ai tifosi lo scudetto di Lotito».

 

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