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Lotito: «Sono un presidente tifoso. La Lazio è un patrimonio in continua crescita»
Lotito torna a parlare di Lazio e dei momenti difficili che ha attraversato quando ha rilevato la società
Si è conclusa ieri la prima edizione del M.A.F. – Montefiascone Art Festival, manifestazione promossa dalla Società Sportiva Lazio e dall’Officina d’Arte OutOut. Tra i premiati anche il presidente della Lazio Claudio Lotito insignito del Premio per l’Impegno Sociale nella rivalutazione del territorio e della comunità attraverso la cultura dello sport. Queste le parole del presidente a margine dell’evento: «Amo dire di essere un presidente tifoso e non un tifoso presidente. La passione è importante per promuovere ogni iniziativa ma bisogna anche avere i piedi per terra. Quando arrivai tutti mi dissero che era una sfida impossibile, per salvare il patrimonio della Lazio mi sono caricato miliardi di debiti, ho dormito un’ora a notte per tre mesi per cercare di salvarla cosa che alla fine ho fatto. Quando si è salvata la società sono cominciati i complotti, la strumentalizzazione politica. Io sono il proprietario civile della società però amministro un patrimonio storico sportivo della collettività. Ho l’obbligo di tramandarlo nel miglior modo possibile, amo costruirà società le cui fondamenta sono su cemento armato e non sulla sabbia. Ogni giorno succedeva qualcosa e dovevo per forza remare per arrivare a riva altrimenti la società sarebbe saltata. Io non volevo, non solo per i 50 miliardi che ho investito ma soprattutto perchè avrei dovuto farmi carico di un fallimento. Quando ho rimesso in sesto la società ho stabilito un principio: essendo questa un’attività economica deve produrre reddito, ma non perchè io debba percepire dei guadagni ma per rendere autoconsistente la società».
La Lazio oggi – «Oggi la Lazio è una società con 200 milioni di capitale immobiliare ed ha una prospettiva di club molto forte dal punto di vista economico – patrimoniale. Questo è un regalo importante che sto facendo alla tifoseria, , perché i tifosi devono sapere che io amo coniugare l’aspetto del sogno con quello pratico. Non si vive di visioni oniriche. Il sogno deve essere il fine, ma poi devi portare i risultati. Sento parlare ancora di ‘Lazietta’, ma non è Lazietta manco per niente. Mi contestavano il settore giovanile, oggi abbiamo il rating più alto di tutte le squadre di Serie A. Abbiamo vinto due Supercoppe contro l’Inter di Mourinho e contro la Juventus che aveva conquistato tutto, due Coppe Italia e una rimarrà scolpita nella storia perché vinta contro la Roma. Io mi sentivo come una persona che stava dalla parte del giusto e avevo un motto. Quando sono entrato il primo giorno nello spogliatoio, tutti si sono alzati in piedi e io ho detto: ‘Voglio dodici gladiatori perché il dodicesimo è chi combatte per degli ideali, al contrario dei mercenari. Questo motto ha dato l’esempio e ha ottenuto i risultati nel tempo’».