2015

Lotito e Parma, le due grane di Tavecchio

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Le due rogne più recenti che ha dovuto affrontare Carlo Tavecchio, presidente della Federcalcio da sette lunghissimi e orribili mesi, stanno finendo così: all’italiana. La prima non riguarda direttamente lui, Tavecchio, ma il suo grande elettore Claudio Lotito. Ricapitoliamo brevemente: un dirigente di una società di LegaPro, Pino Iodice, decide di rendere pubblica una telefonata privata con Lotito, nella quale il presidente della Lazio e della Salernitana, nonché consigliere della Figc con delega per le riforme, si lascia andare a parole grosse. Lotito insulta un po’ tutti, dà della nullità al presidente della Lega di A Beretta (che peraltro accetta di buon grado la definizione, essendola sua nullità strapagata), definisce una testa di c. il capo degli arbitri Nicchi, esprime la sua visione riformista del calcio che vede come una sciagura la promozione di squadre piccole (Carpi e Frosinone), infine ipotizza spericolate manovre per sostenere i club in difficoltà. Repubblica diffonde la telefonata e sembra venir giù il mondo. Sembra, appunto. Dal presidente del Coni Malagò al capo della Lega di serie B Abodi, dai tuoni della Gazzetta dello sport ai fulmini di Sky, è tutto un coro di indignazione. Cosa produce dunque tanta sollevazione morale? Lotito viene privato formalmente della delega alle rifome, avocata da Tavecchio, minacciato di rimozione dal governo in caso di mancato intervento. Il quale Tavecchio, però, la rimette poi nelle mani di una commissione i cui membri saranno designati dalle Leghe. Se quella di A decidesse, e non si fa per dire, di scegliere quale suo membro Lotito, del caso Iodice resterebbe solo il grottesco applauso di Malagò all’intervento fasullo di Tavecchio, che peraltro con Lotito trascorre parecchio tempo in amabili chiacchierate, in federcalcio o nei bar di Via Veneto.

 
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