2015

Lotito sfiduciato, ma la Lega non cambia gestione

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A Claudio Lotito, subito dopo il trionfo elettorale dell’estate, era stato riservato un ufficio in via Allegri. La sua presenza a conferenze importanti col ct Conte, oltre alla partecipazione alle partite della Nazionale con tanto di giaccone ufficiale, sono stati simboli di un potere sconfinato. Come scrive La Gazzetta dello Sport, muterà davvero qualcosa, di concreto, nella politica del pallone? D’ora in poi, è chiaro, qualche argine verrà posto ma sbaglia chi pensa che la figura di Lotito non sarà più centrale nel palazzo. Il motivo è semplice: Lotito è espressione della Lega di Serie A, il motore economico di tutto il sistema. A meno di improbabili ribaltoni a Milano, il presidente biancoceleste continuerà ad avere in mano la golden share della Lega maggiore. Certo, bisognerà capire come finirà la bagarre in Lega Pro, dove l’altro ieri il fronte Macalli-Lotito ha vinto ai punti, seppur in uno scenario da Vietnam assembleare. Ma non dimentichiamo che gli equilibri, in un mondo così orientato al business, sono mossi dal denaro. E il denaro, nel sistema teledipendente e centralistico del calcio italiano, ce l’ha in mano la Lega di A che devolve alla mutualità il 10% dei proventi dei diritti tv: 100 milioni a stagione, che diventeranno 120 dal 2015-16. Quindi, un conto è la Federazione, un altro la Lega. Lotito resta consigliere federale, in quota alla Serie A al pari del presidente Maurizio Beretta e di Gino Pozzo dell’Udinese. Ciò significa che continuerà a frequentare le riunioni in Figc, comprese quelle del comitato di presidenza di cui fa parte con Tavecchio, Belloli, Beretta e Ulivieri. Solo la Lega di A potrebbe decidere di spostare Lotito dal centro della scena. In via Rosellini la telefonata-choc col d.g. dell’Ischia Iodice non aveva provocato smottamenti negli schieramenti della Serie A; Juventus e Roma, dissidenti radicali, avevano ribadito la loro netta divergenza rispetto alla gestione lotitiana, con i bianconeri a invocare l’intervento del Governo. Si era unita anche la Fiorentina, in maniera chiara e forte. Si resta così 17 a 3 per il governo in mano all’asse Lotito-Galliani; Solo ribaltando quel 17 a 3 cambierebbe veramente qualcosa, cambierebbe tutto.

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