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Lukaku: «Ho fatto ricredere tutti, pensavano di aver preso il fratello sbagliato. E sul derby…»
Jordan Lukaku in una lunga intervista ha parlato della sua esperienza alla Lazio
E’ tempo di bilanci per Jordan Lukaku. Il terzino belga in una lunga intervista ha commentato il suo primo anno con la maglia della Lazio: «La Serie A mi è sembrata essere la scelta migliore sul lungo periodo. Devo ancora crescere e non c’è un altro posto in cui potrei migliorare tanto tatticamente quanto in questo campionato – ha esordito ai microfoni diSport/Voetbalmagazine – In Belgio si presta troppo poca attenzione alla tattica, qui invece analizzano il modo in cui gli attaccanti pressano la difesa avversaria e rientrano a difendere loro stessi. In allenamento a volte dividono i centrocampisti dai difensori per poi farli muovere tutti in linea retta, sono gli esercizi più noiosi ma anche i più importanti. Rispetto a sei mesi fa sono un giocatore diverso, qui ti insegnano dettagli che potrebbero fare la differenza. Se in Belgio insegnano queste cose? No, nelle giovanili dell’Anderlecht vincevamo sempre con il 75% di possesso palla, mentre all’Ostenda la mia velocità bastava sempre per recuperare in difesa. Non c’è paragone con quello che si insegna qui tatticamente, a volte vedi gli allenatori anticipare le mosse del coach avversario. In Italia il calcio è come gli scacchi. Questo fa sì che qui anche calciatori tecnicamente non eccelsi siano utili, diventando addirittura essenziali per il sistema di gioco. Qui il calcio lo comprendono». Lukaku parla anche della finale di Coppa Italia che ha saltato per infortunio: «La finale di Coppa contro la Juventus era la partita più importante per me. Mi sentivo molto bene nelle ultime settimane e sentivo che i compagni di squadra, lo staff e la società avevano sempre più fiducia in me. Se giocava dal primo minuto? Non ne ho idea, ma di sicuro ci sarei andato vicino. La mia stagione? Non ho iniziato male, ma fisicamente ho stentato parecchio. Faticavo a fare tutti e 90 i minuti, sia dal punto di vista fisico che tattico. In Italia non c’è spazio per l’imprevisto».
DERBY E BIGLIA – «Se è stato difficile conquistare la fiducia dei compagni? Penso che sarebbe stato più di difficile un anno fa, la squadra terminò ottava il campionato e ci fu un’incomprensione fra Candreva e Biglia in merito alla fascia di capitano. Nel mio primo anno qui ho ottenuto risultati eccellenti e l’atmosfera era completamente diversa. Derby? Prima che io venissi qui non avevo idea di cosa fosse il derby. Dopo la nostra vittoria ho visto una squadra emozionata. Anche Biglia aveva le lacrime agli occhi. E’ sempre stato un ragazzo emotivo». Poi si parla proprio del Principito: «Il mio rapporto con Biglia non è cambiato dai tempi dell’Anderlecht – spiega Lukaku -. Resta un grande leader, la sua sola presenza ti mette a tuo agio. Facilita il gioco degli altri. Intendo dire che ha sempre tutto sotto controllo in campo. Parla con tutti, anche con lo staff, per vedere come preparare una sfida. E’ diventato più forte di quando era all’Anderlecht, ma continuo a dirgli che non ha ancora tirato fuori il meglio di sé durante la sua carriera. Può giocare anche meglio, il problema è che è troppo fedele alla sua squadra. All’Anderlecht ci sarebbe rimasto per sempre, ancora non capisco il motivo. Questo ha ritardato la sua convocazione con l’Argentina».
INZAGHI E TIFOSI – «Il mio rapporto con il mister è difficile da spiegare. Ovunque io vada non conto molto sull’allenatore, non voglio essere suo amico. Sto solo cercando di andare d’accordo con lui. Il calcio è lavoro e affari, anche se ho iniziato a giocare per hobby, poi è diventata una passione, infine lavoro. Non sono venuto in Italia per divertirmi, ho dovuto lasciare il Belgio per migliorarmi. I tifosi della Lazio? Quando sono arrivato venivo da un Europeo in cui non avevo giocato tanto bene, dicevano di aver preso il Lukaku sbagliato. A me non ha mai fatto né caldo né freddo, ma a giudicare dalle ultime partite credo di averli fatti ricredere», ha concluso Lukaku.