Maestrelli RACCONTA: «La Lazio è la mia più grande PASSIONE e i miei idoli sono QUESTI due calciatori»
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Maestrelli RACCONTA: «La Lazio è la mia più grande PASSIONE e i miei idoli sono QUESTI due calciatori»

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Maestrelli, il nipote dello storico tecnico della Lazio rilascia una bella e curiosa intervista parlando apertamente del suo tifo biancoceleste

Ai microfoni di Radio Laziale ha parlato il nipote dello storico allenatore della Lazio Alessio Maestrelli, il quale rilascia queste curiose dichiarazioni

PAROLE – Sono malato di Lazio. Ho avuto uno splendido papà, che ora non c’è più, che mi ha tramandato questa fede come anche a mio fratello. Poi ci sono stati Massimo e Matteo, due splendidi zii, che l’hanno portata avanti al posto di papà. La Lazio è una cosa di famiglia. In famiglia ne è uscito solo uno romanista, mio cugino Tommaso che è il figlio della sorella di mio papà. Ogni volta gli viene ricordato questo difetto che ha. Purtroppo è così

Nonno? Io fino a 8 anni capivo molto poco, quando andavo allo stadio con papà e zio sentivo l’inno e mi dicevano “Sai chi è quel maestro”. Poi negli anni successivi, crescendo, ho capito chi fosse nonno Tommaso. Credo che lui abbia lasciato, oltre allo scudetto che per noi laziali è indescrivibile, un’immagine incredibile di sé. Cerco di tramandare alcuni comportamenti che mi ha insegnato la mia famiglia, ma soprattutto quelli di nonno. Ovunque vado me ne parlano bene. Io di lui allenatore posso parlare pochissimo, ho visto filmati a casa e ho i racconti di zio Massimo. La cosa che più mi rimane impressa è il modo di cui mi parla la gente di lui. Mi emoziono ogni volta, vuol dire che è stato veramente un uomo di altri tempi e persona fantastica

LAZIO –Se sogno la Lazio? È il sogno più grande del mondo, ma sono consapevole che la carriera di ogni giocatore ha degli step. Bisogna far bene prima dove si è, poi se dovesse accadere sarei la persona più felice del mondo e piangerei dall’emozione. Il mio sogno è semplice, quello di ogni laziale. Questa opportunità della Ternana mi ha reso felice, era da cogliere al volo. La piazza è molto calorosa, è stato bellissimo al derby qualche sera fa. Ora bisogna lavorare forte per fare il meglio possibile, come siamo tifosi della Lazio bisogna sempre dare il massimo per la propria squadra e io adesso sono il primo tifoso della Ternana

IDOLO –Il mio idolo? Anche se l’ho visto poco, io prendo il 13 per Nesta e per Romagnoli. Calcisticamente Romagnoli mi piace tantissimo, è completo soprattutto per il gioco che faceva con Sarri e che farà magari ora con Baroni. Come caratteristiche siamo diversi, io sono più un braccetto però magari avere anche solo un’unghia come lui. Guardo tutte le partite per migliorarmi, ora un riferimento chiaro non ce l’ho. Mi piacciono anche Patric e Gila, ma i miei idoli sono Nesta e Romagnoli

STIMA PER BARONI –Io sono fiducioso perché ho grande stima in Baroni, per quello che ha fatto negli anni. Ha fatto delle belle imprese tra Lecce e Verona, ha fatto molto bene anche a Frosinone. Saprà sfruttare al meglio il potenziale di questa squadra, è una Lazio nuova. Dobbiamo aspettare e vedere cosa dirà il campo, il giudice universale. È stato un mercato particolare che ha visto andare via giocatori come Immobile, tante dinamiche ma quando ho letto che andava via mi ha fatto effetto. I cicli finiscono, è giusto che abbia deciso di andare altrove. Sono arrivati però altri ragazzi che meritano il sostegno da parte di noi tifosi affinché possano fare il miglior cammino possibile. Speriamo il campo dica cose belle. La notizia di Sarri anche mi ha toccato

SARRI Sarri legato alla mia famiglia? Si, assolutamente. Soprattutto con Massimo, è stato carinissimo anche noi quando ho avuto l’occasione di conoscerlo. Eravamo andati a vedere un allenamento, mi ha dato tanti consigli. Quello che ha detto è perché lo pensa, c’è un legame con la nostra famiglia. Sarri per me rappresentava tantissimo, la luce secondo me. La cosa di Sarri l’ho sofferta quanto Immobile, anzi forse di più. Quando siamo andati a vedere qualche partita dopo l’esonero, nel giorno dei festeggiamenti dello Scudetto del ’74, sono rimasto in tribuna perché non mi piace apparire. Sono andato a salutare Martusciello, anche lui legatissimo alla Lazio. Sarri non ha vinto solo l’Europa League, è partito dal basso. È una medaglia d’oro di vita

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