Giovanni Malagò, presidente del CONI, ha parlato a Il Corriere della Sera in vista dell’inizio delle Olimpiadi. Le sue parole
Giovanni Malagò, presidente del CONI, ha parlato a Il Corriere della Sera in vista dell’inizio delle Olimpiadi. Le sue parole.
EUROPEO VINTO – «È il miglior spot che avremmo potuto avere: dobbiamo cavalcare questa onda di entusiasmo e passione».
IMMAGINE NELLA MENTE – «Non ho alcun dubbio: l’abbraccio Mancini-Vialli, c’è la sintesi della vita. Ma attenzione, torniamo al discorso di prima: c’è la competenza. Lo sport deve essere fatto e gestito da chi è competente».
RIAPERTURA STADI – «Là dove non sarà possibile ritornare a una normalità negli stadi di calcio e negli impianti sportivi, bisognerà far fronte con misure alternative al calo pazzesco dei ricavi».
CRITICHE ALLA VEZZALI – «Fino alla mia rielezione non ho mai disturbato Vezzali, proprio per rispetto della competizione elettorale e so che lei ha apprezzato. Da quel giorno mi sarei aspettato un rapporto totalizzante con quel mondo dello sport che è stato suo. Poi uno può avere le sue opinioni, tutte rispettabili. Mai mi sarei aspettato invece che all’ultimo minuto non si fosse presentata al primo consiglio nazionale del Coni a pochi giorni dall’Olimpiade. Qui c’è un mondo dello sport, non solo Petrucci, che si sente trascurato e dispiaciuto per questa scarsa attenzione: sarebbe stata l’occasione giusta per un confronto aperto con tutto il mondo dello sport. Ora partiamo per i Giochi, per Tokyo, ma la politica deve capire che come dice il mio amico Franco Chimenti non “porta pane” agire contro lo sport e chi lo rappresenta: è necessario uno spirito di gruppo, armonia e lavorare insieme».
SPORT E POLITICA – «In questa battaglia hanno vinto lo sport e il Coni, espressione dello sport italiano, da sempre e per sempre. Hanno prevalso i valori del Comitato olimpico internazionale, il Cio. Io sono stato solo quello che ha rappresentato e difeso questi valori. Se c’ero io nel mirino? È una domanda che mi sono posto per ultimo: provo a rispondere. All’inizio non lo pensavo, poi credo sia stato così, che nel mirino ci fossi anch’io. Ma dal 13 maggio non può essere più così… Il 13 maggio lo sport italiano ha riconosciuto in me la persona che deve guidarlo. Non posso più essere io l’obiettivo».
RAPPORTI CON IL GOVERNO – «Dietro a questa riflessione c’è la totale mancanza di conoscenza dei valori dello sport, della carta olimpica, dei principi che sostengono il Cio. Non conoscono le regole. Basta vedere il comportamento del Cio nei confronti di quei Paesi che non rispettano politicamente valori e Carta olimpica. Ovvio, è chiaro che l’Italia, il Coni, facendo parte della storia dell’Olimpismo mondiale, siamo soci fondatori, abbia avuto una risonanza molto ampia, internazionale».