2014

Mancini sul 12 maggio: “‘Di padre in figlio’ non è solo uno slogan. Nel 2000 avremmo potuto vincere la Champions”

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Dopo la conferma nel primo pomeriggio della presenza di Roberto Mancini all’evento del 12 maggio, l’ex biancoceleste campione d’Italia nel 2000, attualmente alla guida del Galatasaray, si è concesso ai microfoni di Radiosei per una ricca intervista. Queste le sue dichiarazioni:

Quali emozioni rivivrai rientrando allo Stadio Olimpico? “Credo che sarà una bella manifestazione, ‘Di padre in figlio’ non è solo uno slogan: la cosa più importante dello sport, infatti, è vedere una famiglia andare a vedere una partita con tranquillità e senza problemi. Personalmente avrò l’occasione per rivedere tanti ex compagni e i giocatori della Lazio del ’74 che hanno fatto la storia”

Hai portato quella mentalità vincente che alla Lazio mancava, ti saremo per sempre grati… “Grazie, ma credo che in quegli anni sia stato Cragnotti il vero protagonista, semplicemente perché ha portato a Roma i migliori giocatori al mondo che hanno fatto cose straordinarie. C’è mancata solo la Champions, l’avremmo potuto vincerla. Ripeto, il merito è stato soprattutto del presidente”

Che effetto fa aver vinto tutto quel che c’era da vincere in Italia con club come Sampdoria e Lazio? “Vincere con queste squadre non è ovviamente semplice. Non si possono paragonare i due scudetti: una non l’aveva mai vinto, l’altra non primeggiava da tantissimo, ma entrambe le vittorie mi sono rimaste nel cuore perché, purtroppo, difficilmente ripetibili. Sono emozioni che rimarranno per sempre, trionfi come questi hanno un’importanza storica e ti segnano anche nel prosieguo della carriera”

Il 12 maggio ci sarà anche Mihajlovic, riproverete il gol di tacco di Parma? “Se giochiamo contro quelli del ’74 che sono un po’ più anziani di noi ci potremmo anche riuscire…”

Chi rivedrai con più gioia lunedì? “Rivedrò tutti con molta gioia perché, escluso Sinisa che vedo spesso e Fernando Couto che ho incontrato due anni fa in Portogallo, gli altri non li vedo da tanto. Sarà un grande piacere per me, e credo che la cosa sia reciproca”

Da allenatore eri a capo della banda Mancini, qual era il segreto di quella squadra? “Era un gruppo che si divertiva, con un mix di giocatori giovani e di esperienza come Favalli, Negro e Simeone, tutti giocatori che hanno fatto un pezzo di storia della Lazio. Devo dire che la mia prima stagione sulla panchina della Lazio fu tra le più divertenti, nonostante i problemi societari, anche per il bel clima che si era creato con i tantissimi tifosi allo stadio”

Segui ancora la Lazio oggi? “Ogni tanto sì, peccato che di quella squadra sia rimasto solo il mitico Manzini! Tornare? Nel calcio mai dire mai…”

Come fai a sopportare i colori giallorossi addosso?! “Adesso sono anziano, ho problemi al collo e la sciarpa la devo mettere, anche per rispetto nei confronti dei tifosi del Galatasaray…”

E’ vero che volevi Novaretti al City? “Mi avevano parlato di lui in Messico, io l’avevo seguito solo per un po’ in tv ma nemmeno troppo approfonditamente e non sapevo di preciso come fosse dal vivo. In realtà non c’è mai stata nessuna trattativa”.

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