L’emergenza ha fermato definitivamente i campionati giovanili, non è un gran peccato per la crescita di tanti ragazzi? Inciderà sul loro percorso?
«Penso che la salute dei nostri ragazzi sia la cosa più importante. Si tratta di una scelta molto matura a mio parere, i bambini e le loro famiglie devono poter stare tranquilli. Ricordiamoci che a livello giovanile il calcio deve rimanere un divertimento, uno strumento educativo ma mai una professione. Non credo inciderà nel percorso di crescita, si tratta di un fenomeno generalizzato che ha toccato tutti quanti allo stesso modo. Ci sarà modo di recuperare questo tempo».
In Italia ci sono tanti allenatori, perché sempre meno dirigenti sportivi?
«Siamo convinti che un ex calciatore possa fare qualsiasi cosa all’interno del mondo del calcio, ma non è così. Ogni professione richiede competenze specifiche e non necessariamente il fatto di aver fatto il calciatore ad alti livelli automaticamente è sinonimo di preparazione in altri contesti. A volte ci si lancia nella scelta più facile, ma quella del post carriera è una decisione che va ponderata con grande attenzione e per la quale è necessario prepararsi nel migliore dei modi».
Uno sguardo in Nazionale: Tonali, Chiesa, Zaniolo… sono loro i campioni azzurri del futuro?
«La nazionale sta vivendo un bel momento a livello giovanile. Oltre a loro penso anche a Barella, Castrovilli e molti altri giovani interessanti. Ma dato che abbiamo parlato di settore giovanile Juve aggiungo anche Nicolussi Caviglia e Fagioli».