2015

Mauri, un capitano formato amuleto

Pubblicato

su

Pensi al Genoa e ai tifosi della Lazio viene subito in mente il tabù che non si riesce a cancellare, sette sconfitte di fila dal 2011 che pesano come un macigno. Stavolta però i biancocelesti proveranno ad esorcizzarlo con l’amuleto per eccellenza, Stefano Mauri. Mai come quest’anno il capitano è stato il portafortuna della squadra di Pioli. L’ultima sconfitta domenica scorsa a Cesena, secondo qualcuno, ha un po’ offuscato il talismano biancoceleste, ma una battuta d’arresto ci può stare, anche perché l’eccezione conferma la regola. Numeri alla mano, quelli del brianzolo sono davvero impressionanti, anche perché con lui in campo titolare, la Lazio ha conquistato ben 30 punti su 34 a disposizione.

PRIMATO DA BATTERE – Amuleto per antonomasia a parte, Mauri, nonostante i suoi trentacinque anni, è un elemento fondamentale della Lazio di Pioli. I suoi inserimenti e i suoi tagli al centro rappresentano una delle armi migliori dei biancocelesti. Quando meno te l’aspetti, ecco che spunta all’improvviso davanti alla porta per segnare o quanto meno per servire un compagno meglio piazzato. Riesce spesso a trovare il posto giusto nel momento giusto. E le coincidenze sono tali fino a un certo punto, considerato che Mauri è, con Djordjevic, il capocannoniere della squadra con sette reti. Che lo sia l’attaccante serbo, è normale, non tanto il centrocampista che adesso ci ha preso gusto e gli manca un solo gol per battere il suo primato personale di sette reti in serie A, raggiunto quando giocava nel Brescia nel 2004. Non solo. Mauri aspira ad arrivare a cinquanta gol con la maglia laziale, ma sotto sotto, vorrebbe togliere il primato a Candreva: arrivare per la prima volta in doppia cifra e segnare tredici reti in campionato. Uno in più di Antonio, ma anche di Hernanes e Nedved, e diventare lui il centrocampista più prolifico della storia biancoceleste.

BATTAGLIA LEGALE E PERSONALE – Quella con il Genoa – come riporta Il messaggero – per Stefano non è una partita come tutte le altre. È importante segnare e vincere per eliminare il tabù e togliersi qualche soddisfazione, ma è altrettanto vero che è proprio con i rossoblù che è cominciato tutto. Era il 14 maggio del 2011, la Lazio vinse con il Genoa per 4-2. Il brianzolo era in campo, quella fu l’ultima vittoria della Lazio, ma fu pure la gara dove cominciò tutto il calvario del trequartista brianzolo. Quella partita e quella successiva con il Lecce furono le due partite, almeno secondo la Procura di Cremona e sportiva, dove Mauri, nonostante nessuna prova accertata, ebbe un ruolo chiave per le scommesse. Stefano ha addirittura pagato con otto giorni di carcere a Ca’ del Ferro. Una cosa che né lui, né i suoi avvocati hanno mai accettato. E ironia del destino, tra domani e dopodomani questa triste, quanto mai nebulosa vicenda, potrebbe riaprirsi con la chiusura delle indagini e il successivo rinvio a giudizio per associazioni a delinquere per Stefano più altri. Poco vale che l’ultima perizia sul suo smartphone abbia totalmente scagionato il giocatore, per i magistrati, che devono giustificare la detenzione, non conta. Mauri ha dimostrato di avere le spalle grosse e stasera è pronto a dimostrarlo per l’ennesima volta. Prima sul campo, poi in tribunale.

Exit mobile version