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Morte Eriksson, Pancaro: «Era l’unico che credeva in quello scudetto. Ricordo quando…»

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Morte Eriksson, Pancaro: «Era l’unico che credeva in quello scudetto. Ricordo quando…». Le parole dell’ex calciatore

Intervenuto ai microfoni di Radio Laziale, Giuseppe Pancaro ha ricordato il suo ex allenatore ai tempi della Lazio Sven Goran Eriksson. Queste le sue dichiarazioni:

PAROLE – «La verità è che per quanto tu possa essere preparato, quando arriva il momento non lo sei. Perdi per sempre una persona importante, non si è mai preparati anche se lui, anche in questo caso, ci ha insegnato tanto in questa malattia. La dignità, il coraggio con cui l’ha affrontata ci hanno fatto rendere conto di nuovo di che persona fosse.

Un ricordo? Il fatto che con il suo saluto ci abbia chiesto di sorridere ci aiuta anche a superare in modo meno doloroso questo evento. Proprio in riferimento a questo, ricordo delle chiacchierate bellissime la sera in ritiro. Rimanevamo a volte ultimi davanti alla tv, parlavamo del futuro e lui mi disse “Ricordati che si vive una volta”. Avere avuto l’occasione di salutarlo è stata per me una grande cosa.

In quel campionato, quando abbiamo vinto lo scudetto, l’unico che ci credeva realmente era il mister. La sua mentalità ci ha portato a vincere quello che siamo riusciti a vincere, lui è stato l’artefice principale di tutte le nostre vittorie. Sono state un’insieme di cose il suo punto di forza, tra cui la mentalità vincente. Il fatto che fosse un allenatore all’avanguardia, dal punto di vista di campo era preparatissimo. Per la gestione del gruppo era straordinario, anche chi non giocava gli voleva bene. Tutelava sempre i suoi giocatori, io arrivai da Cagliari grazie a lui e come tutti quelli che arrivano in una big c’è sempre un momento di difficoltà. Io in quel momento ho avuto lui che mi ha fatto sentire importante e l’ho superato.

Parliamo di una persona con un’intelligenza superiore. Era una persona molto molto decisa, a volte ci sono quelli che urlano e che poi invece all’atto pratico se c’è da prendere decisioni importanti si tirano indietro. Lui non alzava mai la voce, credeva nel rispetto e nel dialogo, ma se c’era qualcosa che non andava non aveva minimo dubbio nell’intervenire in modo drastico. Da questo punto di vista, ho avuto un allenatore simile che è stato Ancelotti.

Era un uomo che non potevi non amare, solo per la dolcezza che aveva. Tutti i componenti di quel gruppo si sarebbero fatti ammazzare per lui e questo legame a noi ci terrà uniti per tutta la vita. Il mister, come Mihajlovic, non morirà mai nei nostri cuori. È un po’ come Maestrelli con Chinaglia, il mister gestiva allo stesso modo Mancini. Poche altre persone al mondo avrebbero avuto l’intelligenza e la qualità nel gestire Mancini come ha fatto lui».

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