2015

Nesta: “Ritorno alla Lazio? C’è stata questa possibilità, ma per loro ero troppo vecchio. In futuro non escludo niente… Pioli? La sua Lazio è straordinaria!”

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Prima capitano ora allenatore, ecco il futuro di Alessandro Nesta. In un’intervista al Corriere dello Sport l’ex stella biancoceleste si racconta, partendo dai ricordi laziali, attraversando il periodo di rottura per arrivare poi alla sua nuova esperienza in America da allenatore.

Pronto? Nesta? Come va in America? Meglio lì o in Italia?
«Dipende dai punti di vista. Per certi aspetti si vive meglio qui, per altri meglio in Italia».

In futuro cosa sarà meglio?
«Penso di rimanere qui, i miei figli imparano bene la lingua, la mia ultima bambina è nata in America. Il progetto è restare».

Bella l’America, ma senza calcio giocato come si vive?
«Mi manca tantissimo. I primi 7-8 mesi li ho vissuti come una vacanza, stai benissimo perché dopo tanti anni stacchi la spina. Poi ti manca il campo, lo hai vissuto per tutta la vita, provi una sensazione strana».

Nesta studia da allenatore, è pronta la laurea?
«Sto concludendo il corso, mi manca l’ultimo patentino, terminerò a giugno. Torno in Italia ogni mese per due giorni, studio a Coverciano. Voglio riuscirci».

Siamo sempre lì: America o Italia? Dove inizierà ad allenare?
«Vediamo… Non puoi dire qui sì, qui no. Penso di iniziare nel campionato americano, nella Major League Soccer. Mi è piaciuta, è un calcio in forte crescita, molto interessante. Vorrei iniziare dai professionisti».

Ha compiuto 39 anni, tra un anno saranno 40. Come ci si sente?
«Sto benissimo e da quando ho smesso di giocare non accuso neppure un dolore (risata, ndr). Il riposo è servito, ma è l’ora di iniziare a fare qualcosa. Non ce la faccio a stare fermo».

Parliamo di calcio e di cuore. La Lazio è in volo, il Milan è in caduta. Partiamo dai biancocelesti…
«La scelta di Pioli è stata una grande scelta. E’ un allenatore bravissimo, ho avuto la fortuna di conoscerlo a Coverciano, in occasione di una lezione. A Roma sta facendo cose straordinarie».

Cosa l’ha colpita di più?
«Mi piace la sua gestione, è partito così così, ma la squadra ha trovato un rendimento costante. La Lazio gioca benissimo, è bello vederla in campo. La lezione di Pioli fu interessante, è una persona alla mano, si vede. E sta bene con i giocatori. Sa adattarsi alle caratteristiche del gruppo pur avendo una sua idea di calcio».

Di Vaio, un suo grande amico, è stato allenato da Pioli a Bologna. Cosa le ha raccontato di lui?
«Di Vaio è molto legato a Pioli, ne ha sempre parlato benissimo. Voglio iniziare ad allenare, chiedo, mi informo. Marco mi ha spiegato come affrontarono una stagione difficile a Bologna, come gestì il gruppo nei momenti difficili, come cambiò certe situazioni. Quell’anno rischiarono di retrocedere, Pioli è un personaggio interessante».

Roma seconda, Lazio terza. C’è voglia di sorpasso, lei ci crede?
«Sicuramente! Me lo auguro da tifoso laziale e da sportivo che apprezza il lavoro di Pioli, lui lo merita. E’ ancora dura, ci sono tante partite da giocare. Roma e Napoli sono attrezzate, non sarà facile».

Nesta, ha visto Cataldi? Per una notte è stato eletto capitano a 20 anni. La fascia ad un romano-laziale, come lei.
«E’ stato un grande gesto, l’ho visto in tv, guardavo Lazio-Fiorentina. Non conosco Cataldi come ragazzo, ma se i compagni lo hanno premiato vuol dire che gli riconoscono qualità da futuro leader. Gli hanno dato una bella responsabilità, non è successo soltanto perché è romano».

Si è rivisto in quell’immagine?
«Se hai certe qualità è giusto che siano riconosciute. Cataldi è ancora giovane, è capitato anche a me. Roma è particolare, non puoi fare grandi salti, la crescita deve avvenire lentamente, con i momenti giusti. Credo che Cataldi debba ancora seguire gente come Radu, i compagni più esperti possono fargli vedere qual è la strada migliore per rimanere a certi livelli».

Nessuno meglio di lei può dargli un consiglio…
«Roma ti esalta e ti butta giù facilmente, gli consiglio di vivere serenamente questo grande momento, in modo normale, senza esaltarsi troppo. Deve continuare a crescere con qualità».

Nesta alla Lazio. Perché il ritorno non s’è mai realizzato? E’ vero che la società la contattò tramite Brocchi negli ultimissimi anni di carriera?
«Non c’è stato un contatto da parte della società, mi ero un po’ proposto io in precedenza, l’avevo fatto per sentire che aria tirasse. Mi sarebbe piaciuto tornare, la società non ha voluto, si disse che ero vecchio, poi ho vinto la seconda Champions con il Milan (annata 2006-07, ndr)».

E’ un rimpianto?
«Nessun problema, è andata bene così, non ho rimpianti. Non so se certe voci relative ad un mio ritorno a fine carriera fossero vere. So che non stavo bene, non sarebbe stato giusto tornare in una piazza in cui ero già stato, ad una certa età, solo per chiudere la mia esperienza da calciatore. Non sarebbe stato giusto nei confronti della gente, non mi sarei sentito all’altezza del grande ritorno. Ho scelto gli Stati Uniti, ho chiuso diversamente».

Parliamo del Milan. Inzaghi è in difficoltà, partire subito con una big è un rischio?
«Il rischio esiste e allenare subito il Milan non è facile per mille cose. Ha vinto sempre, la gente si aspetta tanto, senza il potenziale di una volta rischi di non soddisfare i sogni dei tifosi. Negli ultimi anni sono stati cambiati tanti allenatori, nessuno è riuscito a far bene, bisognerebbe capire qual è il vero problema».

Quale può essere?
«Non c’è la forza economica degli anni d’oro, ma Berlusconi e Galliani hanno sempre creato grandi squadre. La gente dovrebbe capire il momento».

Torniamo indietro nel tempo. Nesta ha otto anni, gioca nella U.S. Cinecittà, una squadra affiliata alla Roma. Ma nel destino c’è la Lazio.
«Ero piccolo, mio papà era tifoso della Lazio, vide l’annuncio di un provino sul Corriere dello Sport-Stadio. Mi disse “vuoi andare?”. Risposi “ok”. E’ vero, c’era la possibilità di andare alla Roma, ma feci il test con la Lazio e Volfango Patarca mi scelse».

Papà Giuseppe è scomparso recentemente, quanto le manca?
«Mi ha avvicinato al calcio, mi accompagnava ogni giorno agli allenamenti. A lui devo tutto, umanamente e calcisticamente. Mi ha sempre sostenuto».

Nesta è cresciuto con Zeman, un profeta amato-odiato.
«L’ho avuto per 4 anni, per me è stato molto importante anche se ho fatto il difensore e tutti dicono che cura poco la fase difensiva. Da centrocampista con lui diventai centrale di difesa, mi ha insegnato gli aspetti tattici, mi ha preparato fisicamente. Con lui ho giocato in una Lazio che ha vinto 4-0 contro la Juve, 4-0 contro un grande Milan e che ha rifilato 8 gol alla Fiorentina di Rui Costa. Lo considero un grande allenatore, a volte dipende molto dalle annate oppure i giocatori non riescono a capirlo fino in fondo. Zeman devi capirlo fino in fondo, mi dispiace quando lo criticano, propone un calcio diverso, ci mette del suo. E’ da sempre un innovatore».

Chi è il nuovo Nesta? Se esiste…
«Non lo so (risata, ndr). Ho visto Romagnoli, è bravissimo, dovrà fare il suo percorso, arriverà in una grande squadra, deve confermarsi, ha le potenzialità per riuscirci».

Felipe Anderson è il nuovo “alieno” della serie A. Da ex difensore pensa che sia davvero immarcabile?
«E’ forte, sta facendo benissimo. Ma la domenica, in A, quando giocavo io, c’erano Ronaldo e Batistuta, Shevchenko, non era facile. Questi giocatori non li marchi da solo, devi avere una buona organizzazione difensiva, puoi limitarne qualcuno ed altri no».

Che ne pensa della coppia De Vrij-Mauricio? Ha blindato la Lazio.
«Ho visto di meno Mauricio, posso dire che De Vrij è un signor giocatore».

Nesta, facciamo un giochino. Quale derby rigiocherebbe?
«Dipende…».

Forse quello del poker di Montella?
«Magari quello e magari finisce uguale (risata, ndr)».

Le piace scherzare…
«I derby li ho un po’ sofferti, da romano li ho vissuti dagli otto anni in poi. Sono cresciuto con la mentalità che il derby era tutto, ci sono arrivato sempre carico. A Milano ne ho giocato uno in Champions, la posta in palio era anche maggiore, non l’ho mai sofferto come quello romano. E lo stesso vale per le finali più importanti».

“Nesta traditore”, fu detto dopo il suo addio. A maggio, durante la festa per i 40 anni dal primo scudetto laziale, i tifosi l’hanno applaudita. Pace è fatta?
«La verità è uscita fuori nel tempo. Quando sono andato via da Roma, e sono tornato da giocatore del Milan, alla quarta giornata mi insultarono. Ma va bene così, nel calcio ci sono delle mode, l’ultima volta che sono tornato all’Olimpico ho ricevuto applausi, non so perché. Non ho mai fatto gesti particolari o interviste, mi sono sempre fatto giudicare per ciò che facevo in campo. Se mi applaudono sono contento, se mi fischiano va bene lo stesso, fa parte del lavoro».

Nesta, va bene l’America. Ma a Roma, nella Lazio, tornerà da allenatore?
«Prima devo iniziare, devo capire se posso fare l’allenatore, se mi piace, com’è. La Lazio? Si vedrà tra qualche anno, chi fa questo lavoro non può dire “mai”».

Come giocherà la prima squadra di mister Nesta?
«Mi piace essere duttile».

Diciamo così: squadra offensiva alla Zeman, con una difesa alla Nesta.
«Magari così, chissà (risata, ndr). Giocare il calcio di Zeman è stato bellissimo, quando attaccavamo con i tre attaccanti la Lazio era uno spettacolo. E’ la fase offensiva più bella che abbia mai visto».

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