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Lazio, Oddi: «Lo Scudetto una delle cose più belle della mia vita» ESCLUSIVA
Giancarlo Oddi, uno dei protagonisti della banda Maestrelli e del primo Scudetto della Lazio, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni
Le immagini in bianco e nero. La rincorsa di Chinaglia. La palla in rete come una rasoiata. Gli occhi vigili di Maestrelli. L’invasione di campo dei tifosi e le bandiere al cielo.
46 anni fa, la Lazio vinceva il suo primo Scudetto beffando il Foggia dal dischetto ed allontanando, definitivamente, la Juventus. Era il 12 maggio 1974 e, da quel giorno, la formazione che riscrisse la storia biancoceleste è diventata una poesia da recitare a tutte le future generazioni di laziali.
A ricordare oggi quelle emozioni – in esclusiva per i nostri microfoni – è uno dei protagonisti di quella squadra, Giancarlo Oddi.
Qual è il ricordo più forte di quello Scudetto?
«Sicuramente quando è finita la partita contro il Foggia, un risultato importantissimo che ha poi fatto la storia della Lazio. Soprattutto per me che sono romano, ricordo che sono uscito dal campo, c’erano mio padre e mia madre. È stata un’emozione difficile da raccontare, una delle cose più belle della mia vita».
È forte anche l’immagine di Maestrelli che resta fermo in panchina, mentre in campo esplode una vera e propria festa…
«Lui aveva allenato il Foggia, era rimasto attaccato a quei colori. Con quella partita si decise anche che il Foggia doveva retrocedere, quindi in mezzo a tutta quella felicità per la vittoria della Lazio, c’era anche un pochino di rammarico. Da persona incredibilmente umana come era lui, era un po’ dispiaciuto».
Che sensazioni avevate negli istanti immediatamente precedenti all’entrata in campo?
«Io mi ricordo di quella giornata il non poter riuscire a deglutire. Non avevo saliva. Faceva caldo, perchè era una bella giornata di sole, e con tutta quella gente che c’era mi sembrava di soffocare, non riuscivo a respirare bene. Per tutta la partita è stata una fatica mai provata, incredibile. Poi è andato tutto bene, sono rimasto anche vivo (ride, ndr)! Veramente, è stata una sensazione che non ho mai più provato».
Quella squadra ha veramente fatto la storia della Lazio…
«Ad essere sincero, dopo la partita e nei giorni seguenti, a noi sembrava una cosa quasi normale. Forse perchè eravamo giovani, un po’ pazzerelli. Poi ci siamo accorti che, ovunque andassimo, migliaia di persone ci aspettavano. Lì abbiamo realizzato di aver fatto una cosa fuori dalla norma. Avevamo vinto il primo Scudetto con la Lazio, che era una squadra che navigava tra la Serie B e la Serie A. Lo avevamo fatto contro tutti, perchè nessuno credeva in noi. Eravamo boicottati in tutto. Quando andavamo fuori da Roma, ci trattavano come delle persone poco affidabili: è stata una rivincita contro tutte quelle persone che non ci hanno mai rispettato durante l’anno».
Veron ha dichiarato che vincere con la maglia della Lazio vale di più…
«È vero. Noi, con quello Scudetto, non dico che abbiamo zittito tutta Italia… Ma parecchia!».
Ha sentito i suoi ex compagni per ricordare questa giornata?
«Noi ci sentiamo ancora. Tanti purtroppo non ci sono più, ma ricordiamo anche loro. Anche se quando giocavamo eravamo molto litigiosi tra di noi, adesso ci incontriamo sempre. Qualcuno non è a Roma, ma ci sentiamo sempre, quando c’è una ricorrenza siamo sempre un gruppo. Di quella squadra si sono dette tante cose, però c’era rispetto reciproco e lo dimostra il fatto che ancora siamo tutti in contatto».