Archivio
Orsi: «Prandelli tecnico dalle spalle larghe, ma la differenza la fanno i giocatori»
Fernando Orsi, ex portiere della Lazio a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 è intervenuto sugli 88.100 di Elle Radio nella trasmissione I Laziali Sono Qua, per una chiacchierata sulle prospettive future dei biancocelesti a partire dall’ormai imminente arrivo di Cesare Prandelli sulla panchina biancoceleste.
Orsi è stato anche tra i protagonisti della magica notte di “Di Padre in Figlio”, lunedì scorso. «Il tifoso laziale ha bisogno di queste manifestazioni per sentire sempre di più l’attaccamento alla maglia. Ce n’era bisogno e l’obiettivo è stato centrato pienamente: una serata che ha fatto capire quanto il popolo laziale sia compatto ed abbia voglia di tifare. Venti “scalcinati” in mezzo al campo, fuori forma, sono bastati per tornare a far battere forte i cuori: una bellissima occasione anche per noi giocatori per tornare ad incontrarci, scambiare due chiacchiere. E’ fondamentale però che i tifosi abbiano ripreso il loro posto, che è quello sugli spalti».
Quali i momenti della serata più emozionanti? «Il volo dell’aquila è sempre particolarmente affascinante, ma anche aver incontrato di nuovo tanti ex compagni e colleghi ha rappresentato un momento di grande emozione e condivisione».
Oggi è il 26 maggio. Ricordi? «Quel giorno ero al lavoro, a Milano a commentare una partita. Sarà una data da ricordare per sempre, è la storia che parla attraverso date come questa. Ha rappresentato il momento più importante della storia recente, nonostante poi la Roma abbia fatto meglio in campionato. Quell’emozione non potrà mai essere cancellata, certi momenti sono fatti per essere ricordati e bisogna farlo sempre quando se ne ha la possibilità con i tifosi dell’altra sponda».
Su Prandelli: «L’allenatore è di livello, bisognerà valutare quali siano le intenzioni della società, se c’è la voglia di assecondare le sue richieste e rinforzare davvero la squadra. Di sicuro si è scelto di puntare su un allenatore dalle spalle larghe, capace di assorbire le tante pressioni della piazza romana: il segnale lanciato è questo, puntare su un tecnico dalle qualità oggettivamente importanti piuttosto che su un giovane di belle speranze, come poteva essere Inzaghi. E’ chiaro però che sono i giocatori che fanno la differenza per qualunque tecnico».
Su quali reparti della squadra bisogna intervenire con più urgenza sul mercato? «Certe problematiche sono sotto gli occhi di tutti: la fase difensiva è stata deficitaria così come la mancanza di un vero bomber. Non bisogna nemmeno dimenticare l’esigenza di confermare determinati giocatori, a partire da Lucas Biglia che è il perno sul quale ricostruire una grande squadra. Anche Keita secondo me andrebbe riconfermato, anche se qualche cessione eccellente sarà probabilmente inevitabile».
Tra i nomi caldi del mercato c’è quello di Lapadula: «Io lo vedrei bene come alternativa, perché si tratta comunque di un giocatore che dovrà misurarsi con il salto in Serie A. Ben venga un profilo come lui alla Lazio, senza dimenticare la necessità di un grande bomber, dal rendimento consolidato, per guidare l’attacco efficacemente».
Dopodomani ci sarà la finale di Champions: «Una partita in grande equilibrio, sappiamo come l’Atletico Madrid la imposterà e l’esito potrebbe essere tutt’altro che scontato. Certo che se il Real Madrid dovesse trovare subito il gol, allora il quadro tattico della sfida potrebbe cambiare completamente».
Da portiere, un ultimo parere su un talento laziale finora rimasto in naftalina, Guido Guerrieri: «Io ritengo che per Guerrieri la priorità sia quella di andare a giocare. Si sono dette molte cose su questo promettente ragazzo, ma non è il caso di lanciarlo allo sbaraglio: un’esperienza anche in B sarebbe fondamentale per testarne le qualità, visto che finora ha giocato soltanto in Primavera».