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Palù (docente): «Positivo non significa malato né contagioso. Troppo allarmismo
Il docente emerito di virologia, Giorgio Palù, ha sottolineato alcuni importanti aspetti legati al termine “positivo” e ai risultati mostrati dai tamponi molecolari.
«C’è troppo allarmismo, bisogna guardare ai numeri in maniera obiettiva. Positivo non vuol dire malato né contagioso. Servono i test rapidi per monitorare la situazione e ciò che è importante enfatizzare è il responsabilizzare tutti. Positivi senza sintomi potrebbero avere una carica virale bassa, perché portatori di un ceppo di virus meno virulento oppure perché presentano solo frammenti genetici del virus, rilevabili con il test ma incapaci di infettare altre persone». Così Giorgio Palù, docente emerito di virologia all’Università di Padova, che ha proseguito nella sua intervista sulle pagine del Corriere dello Sport relativamente ai test molecolari, alla proteina N del virus (argomento di discussione del dottor Ivo Pulcini, responsabile medico della Lazio, nei giorni scorsi) e i frammenti di virus, rilevabili dai test molecolari ma incapaci di infettare altre persone: «Questa è l’assurda rincorsa agli asintomatici con i tamponi. L’arma più efficace per tenere bassa la curva dei contagi resta la prevenzione a base di mascherina, distanziamento, igienizzazione mani e ambienti. Smorzando gli allarmismi, ripeto: un soggetto positivo al Coronavirus non è malato. Si dovrebbero effettuare di più i test rapidi, poiché spesso i tamponi molecolari, troppo precisi, rilevano un virus non più infettivo, dunque presente ma non contagioso, costringendo inutilmente diversi individui a rimanere in isolamento».