Paparelli, oltraggiata ancora la memoria di Vincenzo: la risposta di Dotto
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Paparelli, oltraggiata ancora la memoria di Vincenzo: la risposta di Dotto

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Paparelli, oltraggiata la memoria di Vincenzo da Giancarlo Dotto, in un articolo per il Corriere dello Sport

«Friedkin & Mou associati hanno riportato la religione del tifo a Roma come non accadeva dagli anni 60. Molto prima che un razzo, da curva a curva, sfondasse la faccia dello sventurato Paparelli» sembra incredibile, eppure, dopo anni ancora si parla di Paparelli con tale crudezza. Un episodio che ha fatto da spartiacque nel mondo del tifo biancoceleste viene, tristemente, usata come la misura del tempo trascorso. Un’immagine che cancella, come un colpo di spugna, tutte le lotte fatte per onorare la memoria di Vincenzo. Queste righe sono a firma di Giancarlo Dotto che, per il Corriere dello Sport, usate per descrivere il momento di entusiasmo che la Roma sta vivendo.

GABRIELE PAPARELLI – L’uso improprio delle parole – e del fatto – non è ovviamente passato inosservato nel mondo Lazio e, ben presto, si è generata indignazione. A rispondere è stato proprio Gabriele, figlio di Vincenzo, che sui social ha scritto: «La lingua italiana e bellissima piena di vocaboli… Non capisco perché usare la parola sfondato. Giuro non ne comprendo la necessità! Non so secondo me bastava dire “dopo la morte del povero Paparelli” gli sarà morta la maestra o ė proprio stronzo di suo…».

RISPOSTO DI DOTTO – Eppure, quando sarebbe bastato chiedere scusa, il giornalista ha deciso di peggiorare ulteriormente la sua già deplorevole posizione: «Non devo scusarmi perché non c’è niente di cui scusarsi. Ho scritto decine di pezzi esecrando quel delitto barbaro e parlandone come dell’atto primigenio della violenza negli stadi. Feci anni dopo una intervista al fratello, una delle più commoventi in assoluto. Ero allo stadio quel giorno.  Mi sono immedesimato più di tanti che mi augurano razzi a ritroso nella “faccia sfondata” dello sventurato Paparelli.

Se ho usato un’espressione brutale è perché brutale, odioso e terribile fu l’atto. Chi mi legge anche una sola volta sa che per me la lingua non deve edulcorare con una finta e stucchevole pietà la crudeltà della vita quello fu un atto crudele, mostruoso e ingiustificabile nei secoli e nei millenni. Lo penso e lo scrivo oggi, l’ho pensato e scritto sempre».

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